La socializzazione
Cos’è socializzazione?
La socializzazione è il processo attraverso
il quale gli individui apprendono le capacità, gli atteggiamenti e i
comportamenti relativi ai ruoli sociali.
Grazie ad essa si compie la continuità sociale, dal momento che consente di trasmettere norme e valori da una generazione a quella successiva.
In sostanza il processo di socializzazione è ciò che garantisce la riproduzione di una cultura.
Grazie ad essa si compie la continuità sociale, dal momento che consente di trasmettere norme e valori da una generazione a quella successiva.
In sostanza il processo di socializzazione è ciò che garantisce la riproduzione di una cultura.
Alcuni aspetti fondamentali della
socializzazione
Semplificando, si può affermare che sono
tre gli aspetti fondamentali della socializzazione:
·
Le aspettative di ruolo;
·
La propensione alla
conformità;
·
La modifica del
comportamento.
La socializzazione non è un processo
standardizzato e chiuso, ma più che altro una “negoziazione” continua tra
socializzatori e socializzati, costantemente aperta alla possibilità di
mutamento degli standard comportamentali e dei modi di vedere le cose.
La sociobiologia
Alcuni autori, tra i quali il famoso
sociobiologo Edmund O. Wilson, sostengono che i comportamenti umani e i
processi di socializzazione sono massicciamente influenzati da fattori
genetici e biologici, il cui peso sarebbe addirittura maggiore di quello dei
fattori culturali.
L’approccio sociobiologico è stato criticato da più parti, anche perché al momento non esistono prove decisive che colleghino determinati geni a certi tipi di comportamento.
L’approccio sociobiologico è stato criticato da più parti, anche perché al momento non esistono prove decisive che colleghino determinati geni a certi tipi di comportamento.
Socializzazione, natura e cultura
Al di là del radicalismo della
sociobiologia, sembra evidente che il processo di socializzazione presenta
determinanti sia di tipo genetico che di tipo culturale e storico.
Il rapporto tra natura e “cultura” -che ha luogo nella società e si esprime soprattutto nel processo di socializzazione- è stato letto da diversi orientamenti sociologici in modo anche molto differente.
Sigmund Freud [1929] sosteneva che la componente biologica dell’uomo, istintiva e impulsiva, è in irriducibile conflitto con la componente culturale che impone agli individui di reprimere gli impulsi sessuali e aggressivi biologicamente fondati.
Il rapporto tra natura e “cultura” -che ha luogo nella società e si esprime soprattutto nel processo di socializzazione- è stato letto da diversi orientamenti sociologici in modo anche molto differente.
Sigmund Freud [1929] sosteneva che la componente biologica dell’uomo, istintiva e impulsiva, è in irriducibile conflitto con la componente culturale che impone agli individui di reprimere gli impulsi sessuali e aggressivi biologicamente fondati.
Socializzazione, natura e cultura (segue)
Altri (come Malinowski) hanno invece
sostenuto che la struttura sociale è un meccanismo “costruito” in modo da
gratificare le pulsioni biologiche dell’individuo, consentendo una loro
composizione sociale.
Il matrimonio e la famiglia, ad es., sarebbero istituzioni che permettono di gestire gli impulsi sessuali e riproduttivi degli individui; gli sport sono pratiche che riescono ad incanalare le pulsioni di aggressività, e così via…
Il matrimonio e la famiglia, ad es., sarebbero istituzioni che permettono di gestire gli impulsi sessuali e riproduttivi degli individui; gli sport sono pratiche che riescono ad incanalare le pulsioni di aggressività, e così via…
La teoria dell’io riflesso
Grazie alla socializzazione l’individuo
sviluppa una propria singolare personalità, in funzione sia di tratti biologici
e culturali, sia dello specifico contesto in cui vive (la famiglia, il gruppo
dei pari etc.).
Charles Cooley sosteneva che la personalità individuale si forma grazie all’interazione tra individuo e mondo secondo lo schema dell’io riflesso, nel quale interagiscono i seguenti 3 fattori:
Charles Cooley sosteneva che la personalità individuale si forma grazie all’interazione tra individuo e mondo secondo lo schema dell’io riflesso, nel quale interagiscono i seguenti 3 fattori:
1.
Ciò che l’individuo pensa
che gli altri pensino di lui;
2.
Come l’individuo pensa
che gli altri reagiscano a ciò che pensano di lui;
3.
Come l’individuo, a sua
volta, reagisce alla reazione percepita negli altri.
La socializzazione secondo Mead
George H. Mead, partendo dallo schema di
Cooley, approfondì l’analisi delle dinamiche di socializzazione.
Secondo Mead la personalità (il Sé) si forma attraverso tre fasi distinte:
Secondo Mead la personalità (il Sé) si forma attraverso tre fasi distinte:
1.
La fase dell’imitazione
2.
La fase del gioco libero
3.
La fase del gioco
organizzato
Il meccanismo di socializzazione si regge
su una serie di percezioni delle aspettative degli altri. L’insieme di queste
aspettative costituisce un punto di vista composito che Mead chiama “altro
generalizzato“.
Sé – Io – Me
Mead ritiene che il Sé consti di due
istanze interagenti: il ME e l‘IO.
Il Me esprime l’interiorizzazione da parte del singolo dei comportamenti del gruppo (ed ha una funzione di controllo sociale), mentre l’Io rappresenta la componente di originalità insita nella risposta “unica” dell’individuo alle pressioni dell’ambiente che gli derivano dall’interazione (e soprattutto dal processo di socializzazione).
Sebbene l’Io sia un prodotto dell’interazione, esso non è semplicemente un riflesso passivo bensì una risposta attiva dell’individuo al processo di socializzazione.
Il Me esprime l’interiorizzazione da parte del singolo dei comportamenti del gruppo (ed ha una funzione di controllo sociale), mentre l’Io rappresenta la componente di originalità insita nella risposta “unica” dell’individuo alle pressioni dell’ambiente che gli derivano dall’interazione (e soprattutto dal processo di socializzazione).
Sebbene l’Io sia un prodotto dell’interazione, esso non è semplicemente un riflesso passivo bensì una risposta attiva dell’individuo al processo di socializzazione.
Gli agenti della socializzazione
Le istituzioni, le organizzazioni, i gruppi
e le persone che contribuiscono al processo di socializzazione vengono definiti
agenti di socializzazione.
I genitori e la famiglia sono il più antico e potente agente di socializzazione.
Tra gli altri agenti fondamentali devono includersi: la scuola, il “gruppo dei pari” e – negli ultimi decenni – i vari mass-media.
I genitori e la famiglia sono il più antico e potente agente di socializzazione.
Tra gli altri agenti fondamentali devono includersi: la scuola, il “gruppo dei pari” e – negli ultimi decenni – i vari mass-media.
Alcuni meccanismi della socializzazione
Soprattutto nella socializzazione dei
bambini, sono 4 i meccanismi fondamentali:
·
l’imitazione: cioè la
riproduzione consapevole di un modello di comportamento;
·
l’identificazione:
relativa ai meccanismi di adozione inconsapevole di comportamenti degli agenti
di socializzazione;
·
la vergogna: come
conseguenza della inadeguatezza comportamentale scoperta dagli altri;
·
il senso di colpa:
che è una sorta di punizione auto-inflitta.
Imitazione ed identificazione sono meccanismi
incoraggianti, vergogna e senso di colpa sono meccanismi inibenti.
La socializzazione senza fine
Obiettivo primario della socializzazione è
l’inserimento dei nuovi nati nella società, cosicché i primi possano apprendere
meccanismi di vita e la seconda possa perpetuarsi.
La socializzazione dunque si rivolge principalmente ai bambini e agli adolescenti.
Tuttavia, sarebbe un errore pensare che essa si esaurisca con il termine dell’adolescenza.
In realtà la socializzazione continua, con meccanismi leggermente differenziati, per tutta la vita dell’individuo.
La socializzazione dunque si rivolge principalmente ai bambini e agli adolescenti.
Tuttavia, sarebbe un errore pensare che essa si esaurisca con il termine dell’adolescenza.
In realtà la socializzazione continua, con meccanismi leggermente differenziati, per tutta la vita dell’individuo.
La ri-socializzazione
Per risocializzazione si intende
il processo di apprendimento di valori, comportamenti, competenze, ruoli che
vanno ad integrare o a sostituire quelli già precedentemente appresi in modo
errato o incompleto o, semplicemente, ormai inadeguato.
Nella risocializzazione possiamo ricomprendere, ad es., programmi di formazione e/o riconversione professionale, programmi di rieducazione …
Molti ritengono che la stessa psicoterapia sia in realtà un tipo di risocializzazione.
Nella risocializzazione possiamo ricomprendere, ad es., programmi di formazione e/o riconversione professionale, programmi di rieducazione …
Molti ritengono che la stessa psicoterapia sia in realtà un tipo di risocializzazione.
La socializzazione alla vecchiaia
Così come i nuovi membri vengono
socializzati alla vita, gli anziani vengono socializzati alla vecchiaia e alla
morte.
L’intensità della socializzazione rivolta agli anziani, però, è assai variabile a seconda delle culture.
Se in alcuni contesti i valori di riferimento spingono al reinserimento dell’anziano, in altri l’attenzione per gli anziani è minore.
Il rischio è quello di una insufficienza o di un’assenza di preparazione alla vecchiaia. In tal modo, essa tende spesso ad essere un periodo indifferenziato, scarsamente caratterizzato dariti di passaggio (come accade invece per le altre età) e definito solo in negativo (ciò che non si è più).
L’intensità della socializzazione rivolta agli anziani, però, è assai variabile a seconda delle culture.
Se in alcuni contesti i valori di riferimento spingono al reinserimento dell’anziano, in altri l’attenzione per gli anziani è minore.
Il rischio è quello di una insufficienza o di un’assenza di preparazione alla vecchiaia. In tal modo, essa tende spesso ad essere un periodo indifferenziato, scarsamente caratterizzato dariti di passaggio (come accade invece per le altre età) e definito solo in negativo (ciò che non si è più).
Socializzazione e differenze di classe
Molti autori ritengono vi sia una forte
relazione tra esiti della socializzazione e la classe sociale.
Attraverso una vasta indagine campionaria (condotta in USA e Italia) Kohn, nel 1969, dimostrò come i genitori della classe media cercassero di sviluppare nei loro figli un atteggiamento flessibile verso l’autorità, laddove gli operai attribuivano maggior valore al conformismo e all’obbedienza. Inoltre, genitori professionalmente impegnati in attività lavorative meno strutturate (artisti, giornalisti etc.) cercherebbero di indurre i figli all’autonomia e all’iniziativa individuale molto più di genitori dediti ad un’attività lavorativa strutturata e ripetitiva.
Attraverso una vasta indagine campionaria (condotta in USA e Italia) Kohn, nel 1969, dimostrò come i genitori della classe media cercassero di sviluppare nei loro figli un atteggiamento flessibile verso l’autorità, laddove gli operai attribuivano maggior valore al conformismo e all’obbedienza. Inoltre, genitori professionalmente impegnati in attività lavorative meno strutturate (artisti, giornalisti etc.) cercherebbero di indurre i figli all’autonomia e all’iniziativa individuale molto più di genitori dediti ad un’attività lavorativa strutturata e ripetitiva.
Socializzazione e mutamento
La socializzazione riesce generalmente su
“larga scala” eppure essa non riesce mai in modo perfetto; nel senso che
non si risolve in un trasferimento totale della cultura da una generazione ad
un’altra.
Dal punto di vista della collettività il “fallimento” della socializzazione da un lato è foriero di tensioni e devianze, dall’altro di dinamiche di miglioramento attraverso il mutamento. Dal punto di vista individuale, invece, esso può generare una capacità (riconosciuta dal contesto) di innovare, ma anche la mancata accettazione dell’individuo da parte del gruppo.
Perfino molti disturbi gravi della personalità dipendono da un “malfunzionamento” della socializzazione.
Dal punto di vista della collettività il “fallimento” della socializzazione da un lato è foriero di tensioni e devianze, dall’altro di dinamiche di miglioramento attraverso il mutamento. Dal punto di vista individuale, invece, esso può generare una capacità (riconosciuta dal contesto) di innovare, ma anche la mancata accettazione dell’individuo da parte del gruppo.
Perfino molti disturbi gravi della personalità dipendono da un “malfunzionamento” della socializzazione.
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