
Alexander Neill
Alexander Neill scrisse: “… non esistono bambini difficili, solo genitori difficili e un’umanità difficile…”
Nato a Farfar (Scozia) il 17 ottobre 1883 e morto ad Alderburg (Inghilterra) il 23 settembre 1973.
Nato a Farfar (Scozia) il 17 ottobre 1883 e morto ad Alderburg (Inghilterra) il 23 settembre 1973.
Opere
- Alexander S. Neill, I ragazzi felici di Summerhill. Il piacere di educare e di essere educati, Red, Como, 1998
- Alexander S. Neill, Autobiografia, edizioni Mondadori, prima edizione 1974
- Alexander Neill, Il fanciullo difficile, edizioni La Nuova Italia, prima edizione 1992
Vita
Proveniente da una famiglia numerosa, i suoi genitori erano entrambi degli insegnanti. Il padre era molto rigido e severo, infatti utilizzava metodi coercitivi con punizioni corporali; Neill fu segnato del sistema educativo inglese a cui si ribellò sin da piccolo. Nel 1912 Neill si laureò all'Università d’Edimburgo in letteratura inglese. Nel 1913 fu assunto come critico d'arte presso il Piccadilly Magazine ed ebbe il desiderio di diventare giornalista. Nel 1914 tornò in Scozia e diventò direttore della scuola di Gretna Green dove iniziò a sperimentare metodi non convenzionali, conquistando la fiducia dei bambini a cui permetteva di seguire i loro interessi personali. Nel 1917 venne a contatto (grazie all'inabilità militare) con Homer Lane e il suo Little Commonwehalt (istituto per minori disturbati), qui Neill seguiva i principi freudiani. Questa esperienza d’autoregolamentazione e di diritto paritario influenzò Neill per tutta la vita, in questo periodo incominciò l’attività letteraria scrivendo parecchie opere ( semiautobiografiche).
Nel 1921 insieme ad altri fondò la scuola internazionale d’orientamento progressista a Helleran vicino a Dresda (Germania). Nel 1923 la scuola si spostò a Sonntagberg in Austria ma venne chiusa quasi subito per i suoi metodi non convenzionali che erano opposti a quelli delle autorità locali di quel tempo. Nel 1924 Neill spostò la scuola a Lyme Regis sulla Manica, nel Dorset, in Inghilterra e la chiamò Summerhill, che era il nome del quartiere. Nel 1927 spostò la scuola a Leiston nel Suffolk (sempre Inghilterra) presso la residenza permanente.
Summerhill divenne famosa per i suoi principi:
- L'autogoverno in forma democratica.
- Si enfatizzava la motivazione dello studente ad imparare.
- Nessuna educazione (spontaneismo).
- Cura delle condizioni favorevoli al libero sviluppo degli interessi del ragazzo.
Pensiero pedagogico di Summerhill
La concezione educativa di Neill, rifacendosi a
Rousseau, si basa sulla bontà originaria della natura umana. Il bambino,
sostiene Neill con forza, è naturalmente orientato verso forme positive di
comportamento e crede che non nasca codardo, automa senz’anima, bensì provvisto
di un atteggiamento potenzialmente ricco di amore e di interesse per la vita.
Ciò che possiamo scorgere in lui di negativo non è un tratto naturale, ma una
deformazione prodotta dalla nostra errata mentalità adulta. Noi adulti
riteniamo erroneamente che il bambino sia egoista ma Neill con il termine
egoismo vuol dire dominio dell’interesse, del desiderio, del principio di
piacere.
Un altro presupposto indispensabile nella sua
concezione pedagogica è l’infanzia come mondo del gioco. Per assicurare una
crescita sana e felice al bambino è necessario incoraggiare il gioco e la
finzione. Neill distingue nettamente il gioco dal lavoro e rifiuta i meccanismi
montessoriani o alla Caldwell Cook, che cercano di imporre il lavoro al bambino
attraverso il gioco. Nel gioco i bambini possono azionare la fantasia, a
differenza del lavoro che presenta finalità generali (ad esempio il lavoro
degli adulti lo è) che il bambino non capisce perché non può. Infatti quando
Neill mette i bambini a scavare buche per terra per settimane, riesce nel suo
intento e i bambini si impegnano con energia; quando pretende invece da loro di
piantare le rape nell’orto non ottiene collaborazione. A prova del fatto che la
fantasia del bimbo lavora meglio quando fa appiglio a cose reali e concrete.
Altra peculiarità della concezione pedagogica di Neill è la positività
dell’interesse. Neill tiene nella massima considerazione la vita affettiva dei
bambini, pone un’estrema attenzione a tutto quello che incide sulla loro
esperienza emotiva, ma guarda con distacco e confina nella marginalità quello
che riguarda l’esperienza intellettuale e culturale e ritiene inoltre
fondamentale “lavorare con interesse” non importa se sia o meno un lavoro
intellettuale ma che sia un lavoro che lo interessi e che ama svolgerlo con
impegno e abilità. Ne consegue che la prima regola della scuola di Summerhill è
quella che il bambino non va né istruito né educato. I libri a scuola sono la
cosa meno importante. Il resto deve essere tutto teatro, giocattoli, creta
pittura, sport, libertà. Il bambino, ribadisce Neill, deve vivere la sua vita,
non quella che i suoi ansiosi genitori pensano dovrebbe vivere e nemmeno quella
che segua i precetti morali del giusto e ingiusto. Alla cultura va opposta la
natura, alla costrizione la libertà, come principi rigenerativi
dell’individualità e del vivere sociale. In pratica gli scopi che Neill
persegue sono e restano la felicità dei bambini e il loro equilibrio; e simili
scopi possono essere realizzati, a suo giudizio, solo nella libertà e con
l’amore. Libertà per Neill, significa “fare ciò che piace purché non limiti la
libertà degli altri”. Il risultato è l’autodisciplina. A Summerhill c’è libertà
assoluta, assoluto rispetto dell’interesse, del desiderio, della vita sessuale,
ludica, espressiva e di studio. Amore e approvazione dunque, accettazione del
bambino così com’è; questo è il solo metodo dell’educazione. Il risultato è il
bambino autoregolato.
I principi che sono alla base della scuola di
Summerhill possiamo sintetizzarli nel seguente modo:
·
Sopprimere
la gerarchia: l’autore istituisce un rapporto orizzontale tra adulti e minori,
in quanto persone aventi gli stessi diritti.
·
Autogestione
del lavoro.
·
Adottare un
atteggiamento non condizionante in materia di sesso.
·
Autogoverno
mediante l’assemblea generale, nella quale vige il criterio della più assoluta
uguaglianza e parità: “il voto di un bambino di sei anni conta quanto il mio”.
·
Accurata
distinzione fra libertà (soddisfazione del desiderio individuale in un contesto
funzionale con il rispetto dei desideri e dei diritti altrui) ed anarchia:
“libertà non significa mancanza di buon senso”.
·
Non imporre
la competitività scolastica, né valori religiosi, sociali o politici.
·
Impiego di
interventi terapeutici individuali, benché in misura progressivamente sempre
più limitata: “a Summerhill è l’amore che opera le guarigioni, sono l’amore e
l’approvazione che si dimostrano benefici per l’individuo”.
·
Realizzazione
dell’autodisciplina.
Riguardo all’abbattimento delle barriere gerarchiche,
Neill afferma che non vi sono bambini-problema ma genitori-problema o meglio
un’umanità-problema. In effetti, ci troviamo di fronte ad una società
patriarcale, fondata sull’autorità del padre, il quale rappresentando il potere
economico si impone a tutta la famiglia con la forza generando timore nei suoi
sudditi. Nel collegio di Summerhill in effetti i ragazzi non si ritrovano più
nella struttura familiare, succubi dei capricci dei loro genitori, ma in una
struttura comunitaria. I rapporti genitori-figli cambiano di natura, i ragazzi
alla ricerca di un padre e di una madre li ritrovano in Neill e in Ena sua
moglie. La barriera gerarchica tradizionale, viene demolita anche a livello
della scuola, Neill non è il capo autoritario ma uno di loro. Scomparsi il
rispetto artificiale e meschino, il servilismo, i leccapiedi, nascono rapporti
franchi tra individui di uno stesso gruppo tali da permettere a Billy (5 anni)
di espellere Neill (83 anni) dal “party” del suo compleanno perché non era
stato invitato ma che consentono a Neill di chiedere a Billy di uscire dal suo
ufficio perché deve lavorare. I bambini a Summerhill vivono, dunque, senza
alcuna costrizione autoritaria esteriore e senza quel timore che è la causa
fondamentale delle repressioni cui è soggetto il bambino e che vieta ogni
possibilità di esprimersi liberamente. In riferimento al lavoro, il lavoro è
libero e non solo i corsi non sono obbligatori, ma in più i ragazzi possono
scegliere le materie che li interessano senza nessuna riserva. L’essenziale non
è più fare tante ore di lavoro al giorno ma lavorare secondo i propri bisogni,
le proprie aspirazioni, i propri gusti, aldilà degli imperativi del capitalismo
e della sua logica di sfruttamento. Riguardo al “sesso”, come hanno dimostrato
gli psicanalisti questo istinto che forma il carattere umano non è assente
nell’infanzia. La curiosità sessuale inizia di solito verso il terzo anno di
età, sotto forma di un interesse per le differenze fisiche esistenti tra uomini
e donne e tra adulti e bambini. Secondo Russell, per natura questa curiosità
non ha alcun carattere particolare nell’infanzia, ma fa semplicemente parte
della curiosità generale. Neill afferma che tutti gli esseri umani sono
condizionati dalla sessualità e nessuno sa trovare il giusto mezzo; chi è
troppo a favore, chi troppo contro la sessualità. A condizionare il nostro
autore in materia di sesso sicuramente è stato il contesto familiare. La
famiglia paterna di Neill era calvinista e molto rigida in materia sessuale.
Intento di Neill è far crescere ragazze e ragazzi come fratelli e sorelle;
“lasciandoli a sé stessi non si crescerà con illusioni o delusioni nei riguardi
del sesso opposto”. Esprimere liberamente la propria “sessualità” significa per
Neill che il ragazzo deve essere completamente libero di toccare qualsiasi
parte del suo corpo, compresi gli organi genitali; non pone alcun ostacolo alla
masturbazione, inoltre accetta e incoraggia la vita sessuale del ragazzo, i
giochi sessuali aperti e dichiarati con le bambine anche tra fratelli e
sorelle. Se il bambino viene autoregolato dall’inizio come avviene tra gli
indigeni delle Trobriand i quali assistono ai rapporti sessuali dei genitori e
alla nascita, alla morte come fatti comuni nella vita di ogni giorno e non ne
vengono negativamente influenzati, da grande non sarà né un represso né un
sadico.
Una delle caratteristiche principali della scuola di
Summerhill è l’autogoverno: obiettivo principale di Neill è tenere il più
possibile lontano il bambino dalle interferenze degli adulti. In pratica,
l’intera vita della scuola è regolata e organizzata nell’ambito dell’Assemblea
generale del sabato sera. Il governo ha la funzione di fare tutte le leggi e di
discutere i lineamenti sociali della comunità. All’inizio di ogni trimestre viene
eletto un presidente di sessione che dirige i dibattiti, fa rispettare l’ordine
e nomina un presidente per la settimana successiva, ciò evita ogni possibilità
di burocratizzazione e di gerarchia tra i ragazzi. Nell’assemblea funziona
inoltre un tribunale che giudica le infrazioni alle norme della comunità: ogni
allievo e ogni insegnante dispongono di un voto. La comunità si protegge contro
una serie di possibili atteggiamenti che i ragazzi potrebbero assumere: una
norma precisa, per esempio, che la violenza viene punita severamente. Ma non
viene mai punito il furto, si pretende semplicemente di risarcire il danno
perché si ritiene si tratti di un gesto irresponsabile. La sola idea che Neill
non modifica è la distinzione tra libertà, permissivismo e licenza in una
scuola libera. Tuttavia, tiene ben distinta la libertà dall’anarchia che
definisce come un’interferenza con la libertà degli altri. Per esempio, nella
sua scuola un bambino è libero di andare in classe o no perché questo riguarda
soltanto lui, ma non è libero di suonare la tromba mentre gli altri vogliono
giocare o dormire. Libertà significa libertà dagli insegnamenti etici, non il
diritto di fare qualsiasi cosa. Con Summerhill, il nostro autore ha realizzato
un mondo senza coercizione. Le costrizioni che occorre sopprimere sono
anzitutto quelle degli ordini, “fai questo”, “comportati bene”, “stai zitto”;
dalle prediche fino ai suggerimenti benevoli passando per la sorveglianza delle
letture, dei film e delle compagnie; evidentemente anche le punizioni, ma anche
le ideologie degli adulti e le loro innumerevoli prescrizioni, ogni tipo di
morale religiosa o non, ogni tipo di opinione imposta al ragazzo. Le
costrizioni provenienti dall’adulto non hanno in realtà altro fondamento che la
sua sete di potere. Un adulto che vuole farsi obbedire da un bambino è un
adulto che non può amare, un adulto che non sa amare. La stessa cosa accade per
gli insegnanti: la disciplina che vogliono imporre, la posizione privilegiata
che esigono di avere in classe non sono che espressione delle loro pulsioni
aggressive, del loro desiderio di potenza che non osa neppure con una potenza
della sua stessa taglia, ma si riversa sui ragazzi: “un dio dozzinale”.
Inoltre, Neill rompe con il concetto di rendimento, di competitività che ha
caratterizzato la tradizionale organizzazione della scuola-caserma. Il nostro
autore da ragazzo era stato alunno di suo padre però non aveva successo negli
studi e il padre ne era angosciato. Di questa sua scarsa riuscita negli studi e
delle ripercussioni familiari della stessa, Neill soffrì parecchio. Non
sorprende dunque che divenuto adulto, egli segnali tra i condizionamenti da
evitare al bambino l’educazione “competitiva” in materia di studio. Ma è
evidente quanto il concetto di rendimento sia legato al rifiuto di imporre
valori sia politici che religiosi e sociali. Egli afferma che bisogna astenersi
dal dare al bambino una formazione religiosa e politica e dal dargli la
coscienza di appartenere a una classe. In riferimento alla religione, “A nessun
fanciullo si dovrebbe insegnare la religione; egli dovrebbe essere lasciato
completamente libero di prendere una risoluzione quando raggiunge l’età di fare
una scelta”. “A Summerhill è l’amore che opera le guarigioni.”
Gli scopi che Neill persegue sono e restano la
felicità dei bambini e il loro equilibrio; e simili scopi possono essere
realizzati a suo giudizio solo nella libertà e con l’amore.
In una prima fase delle sue esperienze educative
allorché si trova ancora sotto la diretta influenza di Freud, Neill applica con
una certa frequenza le tecniche della terapia psicanalitica (le cosiddette
“lezioni private” o conversazioni informali al caminetto) nella convinzione che
il “recupero” dei suoi ragazzi “difficili” ad esempio reduci da furti o col
complesso della masturbazione, debba passare attraverso un’iniziale trattamento
di “cura”, volta a restituire al soggetto la sua spontaneità naturale. “Le
lezioni private erano in realtà una forma di rieducazione [il cui scopo] era
quello di spazzare via i complessi, conseguenza della paura e dell’educazione
moralistica”.
Successivamente, però si persuade che la terapia
coincide con lo stesso metodo della libertà e dell’amore. Scrive Neill in
Summerhill:
“Mi vado convincendo sempre più che le terapie
psicanalitiche non sono necessarie quando i bambini possono vivere in libertà,
lontani dalle fonti dei loro complessi. A Summerhill è l’amore che opera le
guarigioni, sono l’amore e l’approvazione che si dimostrano benefici per
l’individuo”.
Neill ritiene che all’interno della famiglia si
potrebbe evitare l’autorità, se al bambino viene impartito il principio
dell’autodeterminazione. A Summerhill a differenza di una scuola tradizionale
si ha piena fiducia nella personalità del bambino: “Chiunque è libero di fare
quel che vuole finché rispetta la libertà degli altri”. Amore e approvazione
dunque, accettazione del bambino così com’è: questo il solo metodo
dell’educazione.
Il principio metodologico fondamentale che sostiene
Summerhill è la sostituzione di una pedagogia direttiva, incentrata
sull’istruzione, con una pedagogia non direttiva caratterizzata dalla
spontaneità degli interessi. Il fine della scuola non è, per Neill, quello di
istruire, ma di assicurare la crescita di personalità equilibrate e felici. Per
realizzare tale libertà e felicità, sul ragazzo di Summerhill non deve pesare
alcuna costrizione. Soprattutto dal punto di vista scolastico non solo è lui
che sceglie le materie che studierà ma tocca anche a lui decidere se vuole
studiare, andare in classe o no, e invece per esempio restare a giocare, a
gingillarsi. È per questo che Summerhill è definito un “paradiso” per il
ragazzo. A detta di Snyders, per Neill non esiste un oggetto di insegnamento,
un oggetto che valga la pena di essere insegnato poiché è il desiderio del
ragazzo che fonda il suo sviluppo. Insomma, in questo tipo di educazione, i
ragazzi imparano solo quello che vogliono e l’unico compito del maestro sta nel
riconoscere questo volere del ragazzo. L’inevitabile conseguenza è che mentre
alcuni vogliono diventare meccanici, sarte, altri dottori o ingegneri. Sia i
primi che i secondi cercano senza dubbio di raggiungere il loro obiettivo.
Inoltre, dire che i rapporti tra Neill e il ragazzo sono sullo stesso piano di
uguaglianza significa che la personalità, l’autorità di questo uomo celebre
sarebbero state messe tra parentesi; ne sia prova il fatto che quando un
ragazzo glielo chiede egli lascia il posto e che all’assemblea generale ha
diritto di parola una sola volta come tutti gli altri. In questo contesto il
ruolo essenziale dell’adulto è quello di creare un’atmosfera di accettazione
purificata dalle minacce e dalle paure; approvare, approvare tutto ciò che il
ragazzo disapprova in sé stesso, perché gli si è insegnato a disapprovarlo; è
per questo che Neill approva, si tratti di masturbazione o di bugia, di furto o
di ogni altra attività condannata dalla società. Neill non avrà paura di
accompagnare un giovane ladruncolo per aiutarlo a rubare qualche pollo del
vicino e, anche di prestargli assistenza quando ha deciso di arraffare qualcosa
dalla cassa della scuola. Alexander Neill nel fondare Summerhill asseriva di
essere stato influenzato, nella sua concezione pedagogica, da un gran numero di
persone, compresi Adler, Freud e Homer Lane e ammetteva di non aver mai
studiato in maniera approfondita la psicologia ma di aver messo insieme quelle
tesi psicologiche che avevano un significato per lui. Negli anni Venti il suo
sogno è di diffondere in tutto il mondo l’idea di scuola libera. Nel fondare e
far funzionare Summerhill, Neill si proponeva di forgiare uno strumento per
salvare il mondo dalla criminalità, dalla disperazione, dall’infelicità. Ad un
visitatore americano, professore di psicologia, che criticò la scuola di
Summerhill sostenendo che essa era un’isola che non si inseriva in una comunità
e che non faceva parte di una più grande unità sociale, Neill rispose che il
suo obiettivo principale non era quello di riformare la società ma quello di
rendere felici alcuni bambini. Anche Russell afferma: “La felicità
dell’infanzia è assolutamente necessaria per la produzione del miglior tipo di
essere umano”. Un individuo felice ed equilibrato non è violento, non prova il
desiderio di opprimere gli altri, è socialmente costruttivo.
Carl Rogers
(Chicago, 8 gennaio 1902 – San Diego, 4 febbraio 1987) era uno psicologo statunitense, fondatore della terapia non direttiva.
(Chicago, 8 gennaio 1902 – San Diego, 4 febbraio 1987) era uno psicologo statunitense, fondatore della terapia non direttiva.
Nel 1914 si trasferisce con tutta la famiglia in campagna, iscrivendosi nel 1919 alla facoltà di Agraria, che presto abbandona per intraprendere studi di Teologia. Nel 1922 si trasferisce in Cina per alcuni mesi insieme ad un gruppo di studenti americani. Questo soggiorno lo portò non appena rientrato negli Stati Uniti, ad abbandonare gli studi religiosi per intraprenderne altri di carattere psicopedagogico. Nel 1944 fonda a Chicago il primo counseling center all'interno del quale effettua, oltre alla sua modalità di "terapia non direttiva", anche ricerca clinica. Nel 1957 ottiene la cattedra di Psicologia e Psichiatria all'Università del Wisconsin. All'interno del dipartimento di psichiatria Rogers sperimenta la sua "terapia centrata sul cliente" a pazienti psicotici ottenendo ottimi risultati. Il 28 gennaio 1987, poco prima di morire, viene candidato per il Premio Nobel per la pace. Muore nel 1987 per un attacco cardiaco, a 85 anni, dopo aver speso gli ultimi anni della sua vita a girare il mondo per spiegare le sue teorie.
La terapia incentrata sul cliente :
1) La psicoterapia è un intervento di origine psichiatrica, che concepisce i disturbi della psiche in termini clinici;
2) È fondata sul «cliente» e non sul terapeuta, il quale deve fungere da cassa di risonanza del suo disagio e del suo bisogno di esplicitare i suoi problemi.
3) Parte dalla convinzione che, nell'individuo, esiste una innata facoltà di auto-guarigione. La funzione del tearapeuta è solo quella di aiutare il cliente in questo processo.
Lo psicologo è convinto che un individuo sano e maturo tenda all’auto-realizzazione, ovvero al vivere cosciente delle proprie potenzialità e in armonia con l’ambiente circostante. L’accettazione , da parte dell’individuo di comportamenti impropri, causa secondo Rogers un disagio che porta al ricorso della “ terapia non direttiva”, il quale scopo è quello di ristabilire le naturali capacità di autoregolazione dell’individuo.
Adattamento della terapia non direttiva alla pedagogia
Rogers estende le teorie della terapia ai processi educativi, trasformando quindi in una pedagogia non direttiva.
L’educazione deve nascere dall’esperienza dell’individuo e non, come nella realtà accade, da un apprendimento irrilevante e imposto dall’esterno. Il processo educativo deve dunque qualificarsi come automotivato e autovalutato.
Secondo Rogers non deve essere il maestro a cambiare l’alunno, ma l’alunno che cambia attraverso l’apprendimento,considerato il pilastro fondamentale dell’educazione. Per questo le teorie di Rogers suggeriscono un radicale cambiamento per quanto riguarda il ruolo dell’insegnante e soprattutto il suo modo di relazionarsi: non deve imporre nulla, il suo compito è svolgere e/o spiegare ciò che gli viene richiesto solamente su richiesta dei suoi allievi.
Le attività vengono svolte in gruppi che arrivano all’obbiettivo di auto-motivarsi e auto-valutarsi grazie alla liberà di espressione, lo svolgimento di ricerche in autonomia, l’auto-valutazione tra coetanei e in particolar modo è fondamentale all’interno del gruppo la parità tra individui.
DON MILANI
Adottò il motto "I care", letteralmente "m'importa, ho a cuore" (in dichiarata contrapposizione al "Me ne frego" fascista). Questa frase scritta su un cartello all'ingresso riassumeva le finalità educative di una scuola orientata alla presa di coscienza civile e sociale.
Lorenzo Milani nacque a Firenze il 27 maggio 1923 da una colta famiglia borghese. La madre era di origine israelita.
I Milani avevano battezzato i loro figli solo per paura di ripercussioni in epoca fascista, dato che la madre Alice era ebrea, anche se non credente. L’8 novembre 1943 egli entrò nel Seminario Maggiore di Firenze per farsi sacerdote .Il periodo del seminario fu per lui piuttosto duro, poiché Lorenzo cominciò da subito a scontrarsi con la mentalità della Chiesa e della curia. Il 13 luglio 1947 fu ordinato prete e mandato a San Donato di Calenzano (Firenze), dove fondò una scuola popolare per giovani operai e contadini. Nel dicembre del1954, acausa di screzi con la curia di Firenze, venne mandato a Barbiana, minuscolo e sperduto paesino di montagna nel comune di Vicchio, in Mugello, dove iniziò il primo tentativo di scuola a tempo pieno, espressamente rivolto alle classi popolari. Nel dicembre 1960 don Lorenzo fu colpito dai primi sintomi del male che sette anni dopo lo portò alla morte. Don Milani morì a Firenze il 26 giugno 1967.
Elementi fondamentali di metodologia e pedagogia
L’insegnamento della lingua: la sua azione educativa si esprimeva nello sforzo di ridare la parola ai poveri. La lingua è un importante strumento di comunicazione e quindi anche di relazione sociale. Le classi dominanti detengono il potere perché dispongono di una lingua più ricca e controllano il potere attraverso le comunicazione. Uno di questi strumenti di comunicazione è il quotidiano: ormai giunge nelle case di tutti, ma pochi sono in grado di capirne il contenuto.
Aderenza alla realtà: partire dalla realtà quotidiana al fine di acquisire un bagaglio di conoscenze globale, per avere un vocabolario sufficiente per comprendere l’articolo di fondo del giornale e per partecipare alle attività sindacali e della politica del paese. Un esempio sono le ore passate a smontare l’automobile Adele per capire meglio com’era fatto il motore!
Laicismo: Toglie il crocifisso dall’aula di una scuola ,ciò è una delle sue provocazioni per far riflettere i giovani intorno agli interrogativi religiosi. Don Milani afferma che “la scuola non può essere che aconfessionale, che non può essere fatta da un cattolico e non può essere fatta che per amore (cioè non dallo Stato)”.
Austerità e antipermissivismo: L’educatore, se vuol raggiungere l’obiettivo di formare persone adulte, deve essere severo, deve essere autoritario. Don Lorenzo proprio per insegnargli ad essere persone libere pretendeva che ognuno dei ragazzi facesse ciò che era più razionalmente giusto. In questo contesto si inserisce l‟idea che la scuola debba essere a tempo pieno, chiunque deve essere impegnato dall’alba al tramonto, domenica inclusa. Tutto ciò si spiega in quanto gli allievi di Barbiana erano giovani che presto sarebbero stati avviati al mondo del lavoro, lo scopo di Don Milani era dunque quello di riuscire a dar loro una formazione culturale e civile.
Metodo cooperativo: attraverso la cooperazione venivano creati dei progetti d’utilità comune. Un esempio di metodo cooperativo è stata la stesura dell’opera “Lettere ad una professoressa” .
Rifiuto della selezione:. Ciò è valido solamente per la scuola dell’ obbligo in quanto tutti sono uguali; alle superiori invece la selezione non solo è giustificabile, ma necessaria per non consentire alle persone impreparate di svolgere una determinata professione.
Attualità del messaggio : Compito della scuola non deve essere quello di sfornare laureati, ma di far diventare cittadini sovrani gli allievi.Fare scuola significa insegnare a non obbedire acriticamente, in quanto l’obbedienza non è più una virtù ma, a livello sociale, la più devastante delle tentazioni.
La scuola avrebbe dovuto tuttavia rivolgersi non ai soli figli dei falsi fedeli, ma a tutti, con una preferenza per i figli degli operai e dei diseredati che, più degli altri, scontavano le conseguenze della loro ignoranza”.
La scuola di Barbiana
è un'esperienza educativa avviata da Don Lorenzo Milani negli anni ‟50. La “scuola di Stato” sostiene don Milani è discriminatoria, selettiva e classista, spingendo i soggetti bisognosi e più vantaggiati socialmente e culturalmente alla dispersione scolastica . Don Lorenzo sottolinea l’ esigenza di una cultura viva, data dalla stretta interazione tra scuola – istruzione –realtà sociale. La scuola di Barbiana mira innanzitutto alla coscientizzazione. La lingua è l’elemento su cui si incentra maggiormente Don Milani in tutte le sue forme : assume importante rilevanza la scrittura. Essa è costituita una forma comunicativa semplice e diretta ("si scrive come si parla"). Quando si tratta di comporre un testo, questo viene scelto, organizzato e steso collettivamente: per la sua "ripulitura", si procede mediante discussione cercando di eliminare tutti gli aspetti inutili che ne limitano la comprensione (anche la "Lettera" è stata scritta in questo modo: sembra di una persona sola, invece è di tutti). Sotto l'aspetto metodologico, Barbiana si fonda sull'esperienza diretta della classe e dell'ambiente, sull'ideale comunitario, sulla creazione di gruppi di attività, sul lavoro.
Da Barbiana giunge allora la proposta di riforme:
- non ci sono voti, promozioni o bocciature;
- non ci sono classi
- ognuno procede secondo tempi, ritmi e interessi individuali;
- si pratica il mutuo insegnamento
- a quelli che sembrano cretini dargli la scuola a tempo pieno;
- agli svogliati basta dargli uno scopo : tale scopo è aiutare il prossimo.
Citazione
"dai rapporti insegnante-allievo sono infatti
escluse tutte le salvaguardie della libertà individuale" (Ivan Illich,
DESCOLARIZZARE LA SOCIETA', ed. Mondadori, Milano 1983, pag. 54)
"chi esercita una specialità potrebbe
anche insegnarla" (ibidem, pag. 30).
“La corporazione medica è diventata
una grande minaccia per la salute.” (Ivan Illich, NEMESI MEDICA, Macro
Edizioni, Como 1991, pag. 11 [prima edizione italiana a cura della Mondadori]
Vita
Ivan Illich è
nasce a Vienna il 4 settembre 1926 da padre croato e cattolico, proprietario di
terre che appartenevano da secoli alla famiglia nell'isola dalmata di Brazza, e
da madre ebrea sefardita. La madre gli parla in inglese, tedesco e russo e il
nonno è un rabbino. Nel 1941 con la madre e i fratelli deve lasciare
l'Austria a causa delle leggi razziali e si reca a Firenze (i suoi parenti
italiani producevano il liquore “Maraschino”). Qui inizia l'università con
studi di istologia, cristallografia, e per proprio conto studia psicologia e
storia dell'arte. Nel 1943 comincia a Roma i corsi all'Università Gregoriana,
risiedendo al Collegio Capranica. Ordinato sacerdote nel 1951 chiede di essere
assegnato alla diocesi di New York e viene nominato viceparroco in una comunità
portoricana del Lower Est Side a cui si dedica con grande passione. Si
impadronisce della lingua e del mondo portoricano in pochi mesi e organizza la
prima grande sfilata di strada dell’orgoglio portoricano. I suoi metodi e la
sua intelligenza lo rendono da un lato molto ricercato e stimato e dell’altro
osteggiato e diffidato. Erich Fromm lo ha
tra i suoi amici migliori, e Jacques Maritain gli chiede di sostituirlo a
Princeton mentre è malato a tenere le lezioni su S. Tommaso d'Aquino. Nel 1956
è nominato prorettore alla Università di Portorico. Nel 1959, a 33 anni,
diviene uno dei più giovani monsignori del tempo, ma nel 1960 lascia l'isola
anche per la sua opposizione a un modello di chiesa locale "yankee"
in una società latinoamericana che lo aveva portato allo scontro con la
gerarchia cattolica del luogo e in particolare col vescovo di Ponce, James
McManus, che aveva preso posizione in occasione delle elezioni locali. Negli
anni Sessanta John Kennedy e Giovanni XXIII lanciano una “crociata per lo
sviluppo”, spingendo developpers, missionari e peace corp in America Latina.
Illich capisce che questo è un nuovo tipo, molto più perverso, di colonialismo
che vuole distruggere dall’interno i sistemi culturali dei paesi del “terzo
mondo” e omogeneizzarli all’idea roosveltiana “e tutta nordamericana
recentissima” di sviluppo e progresso. Tornato a New York diventa
delegato per il settore ricerche del presidente della Fordham University. Dopo
un lungo giro a piedi per il continente latino-americano sceglie Cuernavaca
come luogo da cui organizzare la resistenza ai “missionari dello sviluppo”.
Inventa una scuola di spagnolo per accogliere i “volontari della pace” per
spiegare loro i danni di cui si fanno portatori. Illich ne rimanda a casa la
metà giudicandoli inadatti all'impegno missionario, perché incapaci di
liberarsi dai postulati del benessere consumista e della società industriale
nordamericana. A Cuernavaca, insieme a Valentina Borremans, inventa il Cidoc un
centro di interdocumentazione dove vengono raccolti da un lato enormi quantità
di lavori sulle tradizioni popolari latino-americane e dall’altro dati e
materiali sullo sviluppo delle grandi istituzioni mondiali nel campo
dell’educazione, salute, economia. Il Centro esercita una grande
attrazione sui giovani sacerdoti prima, e successivamente su tutta la
generazione degli anni '60 e '70 diventando uno dei punti più avanzati nel
mondo sullo studio della modernità e dei problemi chiave della società
occidentale. Una serie di seminari insieme ai massimi esperi di questi temi dà
vita ad una critica radicale alle istituzioni da cui nascerà il libro Descolarizzare la
società e poi la critica feroce alla medicina ufficiale Nemesi medica. In
un episodio mai completamente chiarito s'insinua nei rapporti fra Stati Uniti e
Chiesa per salvare persone, fra cui dei preti, sottoposte alla tortura in
regimi dittatoriali del Sudamerica. Sfugge a più di un attentato e, dopo la
morte del cardinale di New York Spellmann che aveva sempre nutrito una grande
fiducia nella sua devozione e impegno, nel 1968, diventato troppo scomodo,
Illich viene chiamato a Roma davanti al Sant'Uffizio per un processo da cui
esce prosciolto, ma a causa delle sue critiche all'organizzazione istituzionale
della Chiesa sulla rivista americana dei gesuiti gli vengono tolti i
finanziamenti, dopo di che Illich taglia ogni legame fra il Cidoc e la Chiesa.
Nel gennaio 1969
il Sant'Uffizio vieta ai preti di seguire i corsi del Cidoc. Due mesi dopo, in
una lettera aperta pubblicata dal "New York Times", Illich rinuncia
unilateralmente a tutti i suoi titoli, benefici e servizi ecclesiastici, smette
di dire messa. Non chiederà mai la riduzione allo stato laico e mai sarà
sospeso, ma rimarrà fino alla fine nell'elenco dei sacerdoti incardinati nella
diocesi di New York. Pubblicamente non sarà mai più identificabile come “uomo
di chiesa” anche se in privato la sua tensione morale e religiosa resterà
fortissima. Non si potrebbe oggi capire il cammino che quest’uomo ha fatto non
tenendo conto della complessità della sua formazione: teologo, storico,
sociologo, linguista, economista, e dell’orizzonte morale che sottende tutto il
suo lavoro. Alla fin degli anni Settanta si occupa sempre più di “sistemi”
che creano dipendenza e diventano controproduttivi: pubblica su Le Monde
un famoso articolo Energia
ed equità che apre la questione della crisi energetica legandola
strettamente all’ipotesi perdente di una società che è schiava della velocità
dei pochi. Illich diventa uno dei guru dei movimenti ecologisti e della critica
alla società industriale. Negli anni seguenti si occupa di “Diritto alla
disoccupazione creativa”, di analisi del sistema e dell’ideologia del lavoro.
In Francia esce agli inizi degli anni Ottanta Le travail phantome (Seuil) che è
un’analisi acuta e preveggente del settore informale come sistema che regge e
consente l'economia formale, sfruttando e invadendo zone della vita che prima
erano ambiti privati, parte delle relazioni primarie, comunitarie e vernacolari
dell'esistenza. È il primo grande abbozzo del lavoro che svilupperà negli anni
Ottanta: la critica all'invadenza dei sistemi di mercato retti da esperti e professionisti
nelle sfere più intime della vita sociale. Fino a scrivere nel 1985 Gender and sex, un
libro scandaloso, in cui da storico ricostruisce il modo con cui il capitalismo
ha distrutto la differenza (culturale e radicale) tra uomini e donne per inventare
il mito del lavoratore e consumatore neutro. Il libro desta la reazione
violentissima del femminismo americano ed è accolto in tutto il mondo con
censura e sospetto. Negli ultimi anni il lavoro di Illich si arricchisce e
approfondisce, pescando nel dodicesimo secolo evidenze di un mondo in cui era
ancora presente la «proporzionalità» che le stesse istituzioni create dalla
Chiesa cattolica e poi prese in prestito dallo Stato e dalla società civile
contribuirono a distruggere. Il lavoro su Ugo di San Vittore, Nella vigna del
testo, ne è un prezioso tassello. Da qui si riapre per Illich una
nuova stagione di critica all’istituzionalizzazione della vita sociale e
quotidiana. Negli ultimi anni Illich
insegnava per una parte dell'anno a Brema, in Germania, e continuava a essere
presente in altri centri di ricerca, come Penn State in Pennsylvania, ma anche
Bologna e altri luoghi dove ha amici e seguaci. Il suo metodo di lavoro era più
simile a una stoà (Portico di uso pubblico, connesso alla vita civile e religiosa
del mondo greco- romano) dell'antica Atene che a una vita accademica: un gruppo
di fedeli giovani ricercatori, di adulti studiosi e di vecchi amici lo
circondavano e lo seguivano. Illich chiedeva alle università o ad amici, un
luogo dove vivere insieme ai suoi e dove svolgere dei seminari pubblici. Così i
momenti esterni si intrecciavano ai momenti interni di riflessione, dialogo,
ricerca. Da
anni Illich perseguiva con i suoi amici e allievi una ricerca sulla
«proporzionalità» intesa come una specie di «senso comune», di maniera di
sentire e di pensare che consentiva non soltanto la convivenza ricca e
interessante delle comunità umane, ma lo sviluppo delle arti liberali e delle
arti vere e proprie. Non è morto
del cancro alla faccia che gli ha tormentato il trigemino per quasi vent'anni
ma in pochi secondi, probabilmente di un arresto cardiaco, con accanto le carte
del lavoro che stava ultimando.
Pensiero
Il mondo moderno, secondo Illich, non è
affatto laico ma inserito completamente dentro la storia la chiesa come "corruptio optimi pessima" [1],
e fa parte di quel "misterium iniquitatis"
[2] con cui siamo costretti a convivere consci che "le porte dell’inferno non
prevarranno", ma non per questo giustificati per i nostri
tradimenti. Un
aspetto straordinario della sua analisi è che pur riducendo in polvere i
castelli ideologici liberali, marxisti e fascisti senza usare nulla della
strumentazione marxista e senza quasi nominarli, ma solo analizzandone gli
effetti, Illich non elabora una dottrina, ma solo una proposta di temi
d’investigazione, perché (di nuovo senza dirlo) la pars construens [3] a cui si
riallaccia il suo pensiero esiste già da quasi mille anni nell’opera di San
Tommaso d’Aquino, perciò compatibile col vangelo che invita a non farsi chiamare
maestri perché uno solo è il nostro Maestro.
L’impegno di Illich nel campo delle idee e dell’amicizia, piuttosto che
nell’azione sociale, derivava dalla consapevolezza che lo scontro fondamentale
è nel cuore umano, da cui nascono e in cui si riflettono i pensieri che guidano
poi le scelte personali e politiche, e poi non si fidava della possibilità di
convertire le istituzioni attuali con la politica, senza una profonda
deistituzionalizzazione e rivoluzionaria umanizzazione della società. Dalle sue
intuizioni sono derivate, per iniziativa di altri, parziali attuazioni
istituzionali come la legge Basaglia in Italia, che ha dato buoni frutti ma i
cui limiti nascono anche da una società circostante in cui è stata
sistematicamente emarginata e perseguitata l’autonomia comunitaria. La scuola obbligatoria, la scolarità
prolungata, la corsa ai diplomi sono falsi progressi e strumenti per mezzo dei
quali la società produce degli alunni docili pronti ad obbedire alle
istituzioni. A tutto questo bisogna sostituire un'educazione vera che prepari
alla vita nella vita e chi dia il gusto di inventare e sperimentare, liberando
i giovani da quella lunga gestazione scolare che li adatta ai modelli
ufficiali. L'evoluzione della società tende a spogliare l'individuo delle
sue capacità creative e a trasformarlo in un assistito preso a carico per tutti
i suoi bisogni essenziali da servizi sempre più burocratizzati. Questa
situazione è incompatibile con un'autentica società democratica. Da qui parte
il progetto "Descolarizzare la società": non solo abolire la scuola
ma "descolarizzare" la cultura e il funzionamento della società. Per
arrestare la tendenza alla spersonalizzazione occorre "capovolgere le
istituzioni", riacquistare il controllo degli strumenti che l'uomo si era
illuso di creare per la propria orgogliosa affermazione e nei quali è rimasto
invece intrappolato. All'attuale ricerca di nuovi imbuti didattici si deve
sostituire quella di trame, tessuti didattici che diano ad ognuno maggiori
possibilità di trasformare ogni momento della propria vita in un momento di
apprendimento, di partecipazione e di interessamento. Illich si è
sforzato in ogni modo di svelare che il bisogno è l’inganno ordito da ogni e
qualunque sistema di potere per imporre la sua colonizzazione della vita.
Perché lo stato di penuria che spinge gli uomini al consenso è fasullo, frutto
della rapina sistematica dei saperi, delle competenze, delle possibilità, delle
capacità, nonché della gioia, che sono doti per così dire naturali e specifiche
di ogni comunità umana di ogni tempo e luogo. In ogni modo ha lottato
contro l’idea, incalzante da ogni versante politico e culturale, di un mondo
monodimensionale. Mostrando che i modi di vita, le economie, le invenzioni e i
saperi conviviali sono vari, multiformi e molteplici come le lingue, e che per
converso distruggere questa varietà e multiformità dell’essere umano come di
quello naturale è un’operazione mortale, ben al di là delle analisi classiche
sull’alienazione. Sempre esortando gli uomini di ciascun contesto a trovare
proprio lì, nelle situazioni e condizioni loro specifiche, le idee e le risorse
per sottrarsi alla rassegnata omologazione. E fare questo partendo proprio da
un’analisi disincantata dei bisogni.
Influenze
E’ stato influenzato dal pensiero di
Gandhi, di Polanyi, di Foucault, e dall’amicizia con Eric Fromm.
Dalle sue intuizioni
sono derivate, per iniziativa di altri, parziali attuazioni istituzionali come
la legge Basaglia in Italia.
Glossario
Descolarizzare la
società
|
Una critica radicale
alle istituzioni. La scuola produce la paralisi dell'apprendimento e
danneggia i ragazzi, educandoli a diventare meri funzionari della macchina
sociale moderna.
|
Nemesi medica
|
Il sistema medico
della società moderna non è solo produttore di danni alla salute con terapie
spesso menomanti, ma anche con la medicalizzazione della vita
|
Energia
ed Equità
|
Elevate quantità di
energia degradano le relazioni umane con la stessa ineluttabilità con cui
inquinano la natura.
|
Rovesciare le
istituzioni
|
Le istituzioni
imprigionano l'immaginazione e rendono insensibile il cuore.
|
[1] (loc. lat.
che significa la corruzione del migliore è la peggiore), massima
dell'antichità che si applica all'autorità quando diviene dispotica, alla
religione quando diventa intollerante e fanatica, ecc.
[2] La capacità
di riconoscere e confessare la gravità del nostro peccato (mistero
iniquitas) cge solo Dio può redimere.
[3]
Letteralmente costruzione della parte in contrapposizione alla distruzione
della parte (Pars destruens)
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