Piccolo dizionario: PSICOLOGIA



A Aggressività, Ansia, Approccio farmacologico, Associazionismo, Attaccamento, Attenzione
Autismo, Autostima

B Bullismo, Burnout

C Colloquio di orientamento, Comportamentismo, Comunicazione, Condizionamento classico
Costruttivismo, Curiosità

D Dipendenza, Disturbi dell’apprendimento, Disturbi alimentari, Dissonanza cognitiva

E Età evolutiva

F Fobie, Follia

G Gestalt

I Identità in psicologia, Imitazione, Intelligenza artificiale

L Linguaggio

M Memoria, Mobbing, Motivazione, Motricità

O Orientamento

P Pensiero convergente, Pensiero divergente, Percezione, Personalità, Problem solving, Psicologia clinica

R Ritardo mentale

S Steriotipi, Stress, Sviluppo cognitivo ,Sviluppo emotivo

T Tipi di test

Aggressività
L'aggressività è un fenomeno complesso, che rientra nelle problematiche legate al manifestarsi della violenza negli esseri umani. In psicologia ed in altre scienze sociali e comportamentali, con il termine aggressività ci si riferisce all'inclinazione a manifestare comportamenti che hanno lo scopo di causare danno o dolore ad altri. L'aggressione in ambito umano può attuarsi sia sul piano fisico che verbale, ed una certa azione viene considerata aggressiva anche se non riesce nelle sue intenzioni di danneggiamento. Al contrario, un comportamento che causa solo accidentalmente un danno non è da considerarsi aggressione.
L'aggressività è stato un argomento sempre trattato dalle scienze sociali (psicologia, sociologia, antropologia) ed infatti esistono varie teorie. Per alcuni studiosi l'aggressività dipende da fattori innati, cioè sostengono che si nasce con l'istinto di aggredire, per gli ambientalisti, invece, l'aggressività è un fattore acquisito.
Ansia
L’ansia e uno stato di tensione continuo, immotivato e piacevole. È una combinazione di emozioni negative che includono paura, apprensione e preoccupazione. L’ansia ha varie componenti di cui una cognitiva, somatica, emotiva, comportamentale. Esistono quattro tipi di disturbi d’ansia:
  • Disturbo di ansia generalizzato ovvero un’ansia durevole che non è concentrata su un particolare oggetto o situazione, le persone che hanno questo disturbo temono qualcosa ma non sanno di che paura si tratti.
  • Disturbo di panico ovvero una persona soffre di brevi attacchi di terrore e apprensione che causano tremore, vertigini e difficoltà respiratorie, capitano dopo esperienze spaventose o esercizio fisico.
  • Fobia riguarda una paura ed evitamento di un oggetto,  le persone che hanno una fobia hanno un immaginazione elevata, anticipano le conseguenze terrificanti nel caso in cui incontrassero oggetti o certi animali o posti chiusi; esiste la fobia sociale infatti gli individui hanno paura di essere valutati negativamente dagli altri; un’altra forma e la timidezza d’amore,
  • Disturbo ossessivo-compulsivo caratterizzato da ossessione e compulsivo .
Approccio farmacologico
Esistono diverse forme di disturbi psichici che vanno trattate in maniera differente. Il trattamento dei disturbi psichici poteva essere effettuato:
  1. -attraverso l’istituzionalizzazione dell’ammalato in una struttura appositamente destinata;
  2. -in regime di ricovero ospedaliero;
  3. -in regime ambulatoriale.
La legge 180/78 ha stabilito la chiusura dei vecchi manicomi e ha istituito i servizi di igiene mentale,regolamentando il trattamento sanitario obbligatorio.
Di conseguenza è venuta a cadere la prima delle tre possibilità grazie anche alla disponibilità attuale di adeguati trattamenti farmacologici che evitano l’istituzionalizzazione del paziente per un lungo tempo.
Nella maggioranza dei casi il trattamento viene eseguito in regime ambulatoriale poiché i mezzi terapeutici attualmente a disposizione garantiscono agli individui affetti da disturbi mentali un’autonomia tale che sia sufficiente a permettergli una vita di relazione in famiglia e nella comunità.
Associazionismo
Concezione psicologica e filosofica secondo cui l'attività psichica va considerata come composta di elementi mentali non ulteriormente riducibili (di qui anche il nome di atomismo), che si legano tra loro per associazione a formare i contenuti mentali più complessi. Il problema fondamentale alla base dell'associazionismo è quello della conoscenza; secondo gli associazionisti l'uomo conosce attraverso le sensazioni che, associate tra loro, danno luogo alle percezioni. Un oggetto non è altro che l'insieme delle sensazioni a cui dà luogo e che l'individuo impara ad associare trovandole sempre connesse in presenza dell'oggetto stesso. Allo stesso modo le idee complesse, che non vengono direttamente dai sensi, si formano per associazione tra le idee semplici. Non è comunque possibile parlare di una “scuola” associazionista, quanto piuttosto di una concezione che ha informato gran parte delle dottrine psicologiche del sec. XIX, soprattutto in Inghilterra, e che tuttora si manifesta in alcune recenti formulazioni, particolarmente della teoria dell'apprendimento. Sebbene l'associazionismo abbia origini molto antiche (potendosi far risalire ad Aristotele), alla base di questa concezione, come si è venuta sviluppando nel secolo scorso, vanno poste le teorie degli empiristi inglesi, in particolare quelle di Locke, Berkeley e Hume. Tra gli associazionisti inglesi meritano menzione James Mill, John Stuart Mill e A. Bain. Il primo presentò, in Analysis of the Phenomena of the Human Mind (1829; Analisi dei fenomeni della mente umana), la sua concezione della “meccanica mentale”, in cui i processi psichici sono visti in termini di semplice somma degli elementi mentali. Secondo Stuart Mill, invece (A System of Logic, 1843; Un sistema di logica), è preferibile parlare di “chimica mentale”, in quanto nell'associazione in idee complesse delle idee semplici c'è in qualche misura una trasformazione di queste ultime. Per Bain la mente ha capacità creative, in quanto nel formare nuovi aggregati di idee per associazione può elaborare qualcosa di completamente diverso da quanto conosciuto nel corso dell'esperienza passata. Come si è detto, l'associazionismo ha esercitato una profonda influenza su tutta la psicologia ottocentesca, influenza che si è avvertita anche in Germania sui primi psicologi sperimentalisti, soprattutto su Helmholtz ed Ebbinghaus. Contro questa concezione si è aperta una dura polemica all'inizio del sec. XX con il sorgere di nuove dottrine, in particolare della scuola della Gestalt. In seguito si è assistito comunque a un ritorno di interesse per l'associazionismo, considerato sotto una diversa luce critica, ed è stato rivalutato soprattutto il concetto di associazione intesa come legame tra stimolo e risposta (anche se non ha occupato più il posto centrale che aveva nella dottrina associazionistica).
Attaccamento
L
'attaccamento può essere definito come un sistema dinamico di comportamenti che contribuiscono alla formazione di un legame specifico fra due persone, un vincolo le cui radici possono essere rintracciate nelle relazioni primarie che si instaurano fra bambino e adulto.
In psicologia, il termine attaccamento è legato alle ricerche sullo sviluppo e sull'infanzia, in relazione ai legami che si creano con le figure di accudimento. Il primo a proporlo come concetto cardine, per spiegare il comportamento dei bambini, fu John Bowlby[1], un ricercatore britannico di scuola psicoanalitica. Secondo l'autore, il bambino, appena nato, è tendenzialmente portato a sviluppare un forte legame di attaccamento con la madre o con chi si prende cura di lui.
Attenzione
L'attenzione è un processo cognitivo che permette di selezionare stimoli ambientali, ignorandone altri.
 Attenzione attiva e passiva
Quella attiva o volontaria è determinata dagli interessi (scientifici, culturali, morali, estetici, ecc.), che determinano la scelta delle immagini e l'attuazione del processo attentivo. Questa attenzione implica un maggior consumo di energia e anticipa l'insorgere della stanchezza.
Quella passiva o involontaria è dettata da impulsi che si riallacciano direttamente agli istinti di conservazione, riproduzione, socializzazione, ecc., nel senso che non siamo noi a scegliere gli oggetti, ma sono gli oggetti che s'impongono di forza alla nostra attenzione (ad es. il fantasticare prima del sonno, il leader di un gruppo al quale apparteniamo ecc.). Questa attenzione è poco dispendiosa, può anche prolungarsi nel tempo senza dare l'impressione della fatica.
L'attenzione volontaria è posteriore a quella spontanea, dal punto di vista genetico, ma rappresenta una tappa superiore di evoluzione. L'attenzione attiva quando è molto intensa e prolungata può determinare un interesse biologico, che a sua volta è fonte dell'attenzione passiva (ad es. un accanito lettore di libri può essere indotto a leggere cose che non gli servono a niente se non compie uno sforzo di volontà orientando la propria attenzione altrove).
Condizioni dell'attenzione
Quali sono i fattori psico-fisici che regolano e facilitano l'attenzione?
  • stato di freschezza/riposo, che permette una maggiore disponibilità di energia (ad es. nell'ultima ora di lezione il rendimento di uno studente è più scarso);
  • isolamento dell'oggetto dagli stimoli perturbatori dell'ambiente (ad es. studiare con la radio accesa non favorisce la concentrazione);
  • cambiamento dello stimolo, per impedire l'assuefazione e preservare l'interesse (ad es. esaminando un oggetto/fenomeno/problema sotto varie angolazioni);
  • intensità dello stimolo, che può indurre, dall'esterno, un soggetto a interessarsi di un dato argomento, anche se, senza partecipazione attiva del soggetto, nessuno stimolo ha effetti duraturi;
  • novità dell'oggetto: cosa che desta sempre più facilmente l'attenzione, soddisfacendo la curiosità naturale del soggetto. Ma se la novità non viene fatta propria a livello di interesse personale, essa produrrà solo un'attenzione temporanea;
  • interesse, fondato su un'esigenza sentita, senza la quale tutti gli artifici escogitati per captare la curiosità del soggetto, sono destinati a fallire.
Autismo
L’autismo è il peggiore degli handicap , perché pur accompagnandosi ad un aspetto fisico normale è un handicap grave che coinvolge diverse funzioni cerebrali e perdura per tutta la vita. L’autismo è un disturbo che si manifesta entro il terzo anno di età con deficit nella comunicazione, nella interazione sociale e nella immaginazione. Molteplici geni e fattori ambientali, come virus e sostanze chimiche, possono contribuire a determinare il disturbo autistico. Attualmente non esiste una cura per l’autismo : le terapie vengono scelte in base ai sintomi individuali e comprendono interventi educativi / comportamentali. Sebbene non curino l’autismo , spesso portano ad un miglioramento sostanziale.

Autostima
L'autostima è un processo soggettivo e duraturo che porta il soggetto a valutare e apprezzare se stesso tramite l'autoapprovazione del proprio valore personale fondato su autopercezioni. La parola autostima deriva appunto dal termine "stima", ossia la valutazione e l'apprezzamento di se stessi. La nostra autostima deriva da: elementi cognitivi ovvero il bagaglio di conoscenze di una persona, la conoscenza di sé e di situazioni che vengono vissute dal soggetto; elementi affettivi che vanno ad influenzare la nostra sensibilità nel provare e ricevere sentimenti; elementi sociali che condizionano l'appartenenza a qualche gruppo e la possibilità di avere un'influenza sul gruppo, di ricevere approvazione o meno dai componenti di quest'ultimo.
L'autostima ha la caratteristica fondamentale di essere una percezione prettamente soggettiva e, in quanto tale, non stabile nel tempo ma dinamica e in continua transizione. Il senso di autostima deriva principalmente dalle relazioni che ogni persona interiorizza e rielabora, sia le relazioni che vanno verso noi stessi che quelle che noi intraprendiamo con altre persone. Da questo deriva il fatto che le persone influenzano in continuazione il loro senso di autostima e sono influenzate da esso.
Bullismo
Il bullismo è una forma di comportamento aggressivo, di tipo abusivo, tramite l'impiego di metodi di opposizione e intimidazione nei confronti dei pari in particolare quando vi è una palese asimmetria di potere; può implicare aggressioni verbali, aggressioni fisiche, persecuzioni, spesso in base a discriminazioni etniche, religiose, di genere o di orientamento sessuale.
Esistono diverse tipologie di bullismo, che si dividono principalmente in bullismo diretto e bullismo indiretto.
  1. bullismo fisico: il bullo colpisce la vittima con colpi o la molesta sessualmente;
  2. bullismo verbale: il bullo prende in giro la vittima, dicendole frequentemente cose cattive e spiacevoli o chiamandola con nomi offensivi, sgradevoli o minacciandola, dicendo il più delle volte parolacce e scortesie;
  3. bullismo psicologico: il bullo ignora o esclude la vittima completamente dal suo gruppo o mette in giro false voci sul suo conto;
Burnout
La sindrome da burnout (o più semplicemente burnout) è l'esito patologico di un processo stressogeno che colpisce le persone che esercitano professioni d'aiuto, qualora queste non rispondano in maniera adeguata ai carichi eccessivi di stress che il loro lavoro li porta ad assumere.
Le fasi
  • Negli operatori sanitari, la sindrome si manifesta generalmente seguendo quattro fasi. [6] [7]
  • La prima, preparatoria, è quella dell'entusiasmo idealistico che spinge il soggetto a scegliere un lavoro di tipo assistenziale.
  • Nella seconda (stagnazione) il soggetto, sottoposto a carichi di lavoro e di stress eccessivi, inizia a rendersi conto di come le sue aspettative non coincidano con la realtà lavorativa. L'entusiasmo, l'interesse ed il senso di gratificazione legati alla professione iniziano a diminuire.
  • Nella terza fase (frustrazione) il soggetto affetto da burnout avverte sentimenti di inutilità, di inadeguatezza, di insoddisfazione, uniti alla percezione di essere sfruttato, oberato di lavoro e poco apprezzato; spesso tende a mettere in atto comportamenti di fuga dall'ambiente lavorativo, ed eventualmente atteggiamenti aggressivi verso gli altri o verso se stesso.
  • Nel corso della quarta fase (apatia) l'interesse e la passione per il proprio lavoro si spengono completamente e all'empatia subentra l'indifferenza, fino ad una vera e propria "morte professionale".
Le cause del burnout
  • sovraccarico di lavoro: il disadattamento è presente quando la persona percepisce un carico di lavoro eccessivo (le richieste lavorative sono così elevate da esaurire le energie individuali al punto da non rendere possibile il recupero), quando, anche in presenza di un carico ragionevole, il tipo di lavoro non è adatto alla persona (si percepisce di non avere le abilità per svolgere una determinata attività) e quando il carico emotivo del lavoro è troppo elevato (il lavoro scatena una serie di emozioni che sono in contraddizione con i sentimenti della persona).
  • senso di impotenza: il soggetto non ritiene che ciò che fa o vuole fare riesca ad influire sull'esito di un determinato evento.
  • mancanza di controllo: il disadattamento si verifica quando l'individuo percepisce di avere insufficiente controllo sulle risorse necessarie per svolgere il proprio lavoro oppure quando non ha sufficiente autorità per attuare l'attività nella maniera che ritiene più efficace.
  • riconoscimento: si ha disadattamento quando si percepisce di ricevere un ricononscimento inadeguato per il lavoro svolto.
  • senso di comunità: è presente disadattamento quando crolla il senso di appartenenza comunitario all'ambiente di lavoro, ovvero quando si percepisce che manca il sostegno, la fiducia reciproca ed il rispetto e le relazioni vengono vissute in modo distaccato ed impersonale.
  • assenza di equità: si ha disadattamento quando non viene percepita l'equità nell'ambiente di lavoro in ambiti quali, ad esempio, l'assegnazione dei carichi di lavoro e della retribuzione o l'attribuzione di promozioni e avanzamenti di carriera.
  • valori contrastanti: il disadattamento nasce quando si vive un conflitto di valori all'interno del contesto di lavoro e cioè quando la persona non condivide i valori che l'organizzazione trasmette oppure quando i valori non trovano corrispondenza, a livello organizzativo, nelle scelte operate e nella condotta.
Colloquio di orientamento
Fare orientamento significa fornire aiuto alle persone nel costruire percorsi soddisfacenti negli ambiti formativo e professionale.
Il colloquio è lo strumento più utilizzato nei percorsi di orientamento.
Il colloquio di orientamento può riguardare:
  • scelte scolastiche o formative al termine del ciclo di studi ma anche ri-orientamento o cambio del ciclo di studi;
  • tecniche di ricerca del lavoro: al termine di percorsi formativi, dopo licenziamento o un’assenza dal mondo del lavoro;
  • messa a punto di strategie di inserimento nelle professioni;
  • ipotesi di carriera o crescita professionale.
     
Nella maggior parte dei casi il colloquio è soprattutto informativo (obiettivi personali e opportunità di formazione, di lavoro, strumenti normativi).
Qualche volta, le persone che vivono un momento di crisi e di disagio interiore nell’affrontare una scelta rispetto all’obiettivo professionale/formativo possono avere bisogno di un ulteriore aiuto.
In questi casi, un operatore può consigliare un colloquio di supporto, attraverso il quale si aiutano le persone a superare quegli ostacoli che non consentono di attuare un progetto di formazione e di lavoro.
Comportamentismo
Il comportamentismo rappresenta il capovolgimento più radicale nell’assunzione dell’oggetto di studio della psicologia, dal momento che non solo ritiene che sia di pertinenza di quest’ultima anche il comportamento osservabile, ma pure giunge talora a rifiutare che essa debba occuparsi della coscienza. L’ oggetto “psiche” viene esplicitato nei contenuti psicologici (emozione, abitudine, apprendimento, personalità...) e per essi si propone lo studio attraverso le loro manifestazione osservabile nei termini di comportamenti emotivi, comportamenti abitudinari, comportamenti d’apprendimento, comportamenti costitutivi della personalità. Uno dei motivi fondamentali di questa operazione radicale del comportamentismo è l’aspirazione a dare alla psicologia una collocazione fra le scienze biologiche, nella grande famiglia delle cosiddette scienze naturali. Il comportamentismo è un movimento nordamericano che tocca l’Europa intorno agli anni 50 come conseguenza di una certa “americanizzazione” della cultura europea. Nasce ufficialmente nel 1913, quando Watson pubblica un articolo programmatico dal titolo “La psicologia così come la vede il comportamentista”, in cui l’autore più che da innovatore si comporta come l’abile divulgatore di una serie di idee e temi che già da tempo stavano maturando.
Comunicazione
La comunicazione può essere intesa come passaggio o trasferimento di informazioni da un emittente ad un ricevente,come negazione e scambio in cui gli interlocutori interagendo costruiscono significati e definiscono valori sociali e infine come processo psicologico in cui ricevere un messaggio significa esercitare un atteggiamento attivo di ascolto 
Condizionamento classico
Pavlov effettuò gli studi sul condizionamento classico nel 1927. In questo studio utilizzò l’esperimento più noto a noi. Ad un cane viene presentato del cibo misurando la risposta salivare che rappresenta una risposta innata allo stimolo. Se prima della presentazione del cibo viene però fatto suonare un campanello e non viene fatto seguire il cibo il cane presenta comunque una risposta salivare. Pavlov ha definito il cibo ‘ stimolo incondizionato’ e il campanello ‘stimolo condizionato’; di conseguenza sono state chiamate ‘risposta incondizionata’ l’emissione di saliva dopo la presentazione del cibo e ‘risposta condizionata’ quella dopo il suono del campanello.
Costruttivismo
In psicologia clinica, il costruttivismo è un approccio teorico fondato sulla comprensione della struttura e della dinamica del sistema di significati soggettivi dell'altro.
L'iniziatore del costruttivismo può essere considerato lo psicologo statunitense George Kelly che già negli anni cinquanta precorse gli sviluppi epistemologici e metateorici della più recente scienza cognitiva, detta "di secondo ordine".
Non si tratta però di un movimento completamente nuovo, in quanto i primi pensieri costruttivisti risalgono al filosofo napoletano Giambattista Vico, il quale diceva: "Il vero è identico al fatto", o anche "...la verità umana è ciò che l’uomo conosce costruendolo con le sue azioni, e formandolo attraverso di esse". George Kelly ha il merito di aver sviluppato una teoria psicologica in grado di conciliare le tesi del costruttivismo con la possibilità di conoscere il mondo reale e migliorare tale conoscenza. Egli suppone che le attività di una persona siano psicologicamente determinate (canalizzate) e controllate dai modi in cui essa anticipa gli avvenimenti, e queste anticipazioni, che Kelly chiama "costrutti", sono verificate attraverso un comportamento in grado di convalidarle o smentirle.
Conseguenza di maggior spessore di questo presupposto è l’assimilazione di tutta l’attività psicologica ad un particolare tipo di processo di apprendimento e crescita della conoscenza.
Curiosità
La curiosità è un comportamento, un'attitudine, o un istinto, di natura abituale o episodica, caratteristico dell'uomo ma diffuso anche in alcune specie animali, atto a soddisfare un desiderio inquisitivo circa la natura di un oggetto o di un fenomeno. È un aspetto emozionale che, riguardando l'esplorazione, l'investigazione e l'apprendimento, descrive un numero non ben conosciuto e identificato di meccanismi e comportamenti psicologici che hanno come fine il placare l'impulso degli esseri viventi a trarre informazioni e a interagire con l'ambiente.  Considerato un comportamento positivo sia nella scienza che nell'intelligenza, rappresenta un istinto che guida alla scoperta di nuove informazioni, conoscenze, comprensione e consapevolezza, il carburante della scienza e delle discipline dello studio umano, una vera e propria propensione all'interessamento personale verso ciò che incuriosisce. La curiosità è fondamentale per la specie perché motiva la gente a imparare; al giorno d'oggi le persone desiderano accrescere le loro conoscenze anche senza un movente specifico.
Sul piano comportamentale, questo sentimento si manifesta con gli stessi tratti in tutti gli esseri umani: la testa leggermente piegata da un lato, la velocità del discorso che aumenta e i muscoli della fronte e degli occhi in tensione. Ma c'è dell'altro: per gli psicologi, infatti, la curiosità è diventata sempre più importante per l'uomo contemporaneo in quanto lo aiuta a controbilanciare sentimenti negativi come l'ansia e la paura.
Dipendenza
Ogni essere umano fin dalla nascita stabilisce delle relazioni sempre più complesse. Lo sviluppo delle modalità di relazione viene influenzato dal contesto familiare, sociale e culturale. Ognuno di noi si relazione diversamente con l’esterno : c’è chi è autonomo, chi instaura relazioni di tipo 'protettivo' e di controllo o chi matura una modalità di relazione dipendente. La dipendenza trae la sua origine, per ognuno di noi, dal momento della nascita, quel momento cioè in cui si dipende dalla propria madre.
Non ha alcuna importanza la categoria di appartenenza della sostanza d'abuso usata (legale, illegale, di prima necessità come il cibo o superflua come le caramelle) ma è importante invece la modalità dell'uso : modalità continuativa (quotidiana) e/o compulsiva (priva di controllo e istintuale). Dal punto di vista degli effetti è utile suddividere la dipendenza in dipendenza fisica (quando si altera lo stato biologico) e dipendenza psichica (quando si altera lo stato psichico e comportamentale).
La dipendenza implica una condizione di insicurezza e di subordinazione che deriva da situazioni di tipo familiare o individuale. Essa si collega al concetto di “desiderio”, inteso come valore e risorsa primaria per la felicità e la realizzazione dell’individuo. La moderna psicologia ci indica che la personalità dipendente possiede nuclei di valutazione/comando di tipo egodistonico, cioè non congruente con le passate esperienze. Il soggetto dipendente è un individuo che ha, o porta avanti, falsi scopi o errate ambizioni, che si crea dei “fantasmi” i quali nascono dal non saper recuperare, nel presente, il passato.
Una società che non individua valori di riferimento, ovvero genera valori variabili, genera più gabbie che libertà come sostengono per esempio la religione e la filosofia. Avere dei valori certi ed interiorizzati riguarda il concetto di “legge” e non di legge scritta (o di regole), ma quello più profondo, di tipo etico-morale. Le personalità dipendenti sono infatti incapaci di orientamento e di scelta.
I tipi di dipendenza più frequenti sono: dipendenza da cibo (bulimia, dipendenza da zuccheri, ), da sostanze stupefacenti (tossicodipendenza), in cui vengono inseriti anche alcool e fumo, dal sesso (dipendenza sessuale), da comportamenti causati dal gioco ( gioco d’azzardo), dallo shopping (shopping ossessivo-compulsivo), dalla televisione, internet o i videogame.
 Disturbi dell’apprendimento
 Sono i disturbi che interessano il campo delle abilità scolastiche: la lettura, la scrittura e il calcolo. Tali disturbi sono noti come: dislessia, disortografia, disgrafia, discalcunia.Questi disturbi variano a seconda dell’età e della classe che si frequenta, questi problemi interessano 1 su 2 alunni in una classe. La caratteristica principale è la loro specificità, il fatto colpisce alcune abilità ma lascia inalterato il funzionamento intellettivo generale.
I bambini che hanno disturbi specifici dell’apprendimento presentano difficoltà nella lettura, nel calcolo nelle procedure esecutive del numero e nella scrittura. Tali disturbi non possono essere eliminati del tutto ma possono essere migliorati attraverso lezioni specifiche e soprattutto nei primi cicli di scuola elementare, questi disturbi dipendono anche dall’ambiente esterno.
Disturbi:
Dislessia evolutiva: è un disturbo di decodifica della lettura possiamo avere dislessici che leggono molto lentamente e non commettono errori e dislessici che leggono con una velocità normale e commettono molti errori oppure dislessici che leggono lentamente e commettono errori.
La valutazione sul problema viene fatta dallo specialista, attraverso la lettura di lettere,  parole ecc..
Disortografia: è un disturbo  della scrittura che si manifesta nel momento in cui si scrive, il problema si può presentare isolato o con altri disturbi.
Discalcunia evolutiva: è un disturbo che riguarda la lettura dei componenti numerici, nel calcolo nelle procedure esecutive. I risultati sono: difficoltà di comprensione dei segni aritmetici, il concetto delle operazioni di base; anche questo problema può presentarsi isolato o insieme ad altri disturbi.

Disturbi alimentari
I disturbi alimentari possono essere definiti come persistenti disturbi del comportamento alimentare o di comportamenti finalizzati al controllo del peso,che danneggiano la salute fisica o il funzionamento psicologico.                    
Una persona con problemi alimentari non riesce a collegare il suo bisogno di mangiare con le sue sensazioni. I principali disturbi del comportamento alimentare sono l'anoressia e la bulimia.
L'anoressia  porta chi ne soffre a diminuire drasticamente del cibo nella propria alimentazione,per raggiungere un ideale di magrezza mai sufficiente.
La bulimia porta chi ne soffre a mangiare troppo ed in maniera veloce grosse quantità di cibo,per poi prevenire l'aumento di peso provocandosi il vomito o abusando di lassativi e diuretici.
Dissonanza cognitiva
La dissonanza cognitiva è la situazione di complessa elaborazione cognitiva in cui credenze , nozioni, opinioni esplicitate nel soggetto in relazione ad un tema si contrastano tra loro. Un individuo, che attiva due idee o comportamenti che sono tra loro contrapposti , cercherà di eliminare o ridurre il suo disturbo a causa del marcato disagio psicologico che esso comporta. La dissonanza cognitiva può essere ridotta in tre modi : 1) Producendo un cambiamento nell’ambiente ; 2) Modificando il proprio comportamento ; 3) Modificando il proprio mondo cognitivo. La più nota versione di dissonanza cognitiva è espressa nella favola di Fedro “ La volpe e l’uva “ , nella quale la dissonanza fra il desiderio dell’uva e l’incapacità di arrivarvi , conduce la volpe alla conclusione che tanto l’uva è acerba.
 Età evolutiva 
 Per EVOLUZIONE si intende il processo di CRESCITA O SVILUPPO VERSO SISTEMI BIOLOGICI E PSICOLOGICI SEMPRE PIU' ARTICOLATI E COMPLESSI. L'intero ciclo della vita umana risponde al concetto di evoluzione.  Tuttavia, ha un senso parlare di ETA' EVOLUTIVA in senso stretto all'interno della vita umana, perché nel lungo periodo che va dal Concepimento all'Età Adulta (cioè 25/30 anni nella cultura occidentale attuale) si radicano profondamente processi bio-psicologici fondamentali per gli esiti cui daranno luogo in futuro.                                                                  
In particolare nell'età evolutiva:
- Si verificano alcuni processi di trasformazione fondamentali che generano FASI DI SVILUPPO diverse.  - Nessuna fase di sviluppo può essere saltata; ciò comporta danni più o meno gravi per la crescita umana globale e per la salute psichica e talvolta anche fisica della persona.
Per comprendere meglio questi concetti valgono per il momento due esempi:                                                                 
- Per uno sviluppo psicomotorio adeguato è importante che la deambulazione eretta del bambino sia preceduta da una fase di deambulazione gattoni o a quattro zampe; i bambini a cui era stata impedita una buona deambulazione gattoni presentavano nel tempo una capacità di deambulazione eretta meno adeguata.                                                                                                                                                                                                    
- I bambini a cui si chiede di crescere troppo in fretta, di essere molto maturi e responsabili, proprio quelli che sembrano i bambini più in gamba, spesso nella vita da giovani e da adulti si perdono, si smarriscono e mostrano carenze di sviluppo della personalità legate al non aver vissuto a pieno alcune fasi della crescita.

 Fobie
La Fobia è il ti­more irrazionale e invincibile per oggetti o speci­fiche situazioni che, non do­vrebbero provocare timore. Tali sono la paura per spazi aperti (vedi il post su: agorafobia), per quelli chiusi (claustrofobia), la paura di arrossire (eritrofobia), la paura dello sporco (rupofobia), la paura delle malattie (patofobia)
La fobia si distingue dalla paura perché, a dif­ferenza di quest'ultima, non scompare di fronte a una verifica della realtà, e al tempo stesso va tenuta distinta dal delirio perché il fobico è perfettamente consapevole dell'irrazionalità dei suoi timori che tut­tavia non riesce a risolvere
Le fobie sono cariche di significati simbolici nel senso che le cose o le persone o le situazioni temute dal soggetto rinviano in un modo più o meno defor­mato o a una pulsione repressa. La condizione fobica rivela so­litamente una condizione di dipendenza infantile e quindi di non raggiunta autonomia che si manifesta nella paura di agire e quindi nell'immobilismo.

Follia
La follia è la mancanza che l’individuo, il malato, mostra nell’adattarsi all’ambiente.Questa definizione varia seconda di cultura, periodo storico e convenzioni popolari.La follia può sfociare nella violazione di norme sociali, le quali possono mettere in pericolo gli altri e la persona stessa che le viola.Al giorno d’oggi il termine follia viene utilizzato per indicare informalmente l’instabilità mentale.
 Gestalt
La psicologia della gestalt (la parola gestalt dal tedesco significa forma, schema , rappresentazione) , detta anche la psicologia della forma, è una corrente psicologica che si occupò della percezione e dell’esperienza che nacque e si sviluppò agli inizi del XX secolo in Germania per poi giungere sino agli Stati Uniti. I fondatori di tale corrente sono considerarti Kurt Koffka , Wolfgang Kohler e Max Wertheimer. La gestalt contribuì a sviluppare le indagini sull’apprendimento, sulla memoria, sul pensiero e sulla psicologia sociale. Il modello teorico della gestalt si oppose a quello comportamentista.
 L’identità in psicologia
Il concetto d’identità personale è uno dei cardini della filosofia occidentale, è riscontrabile sin dalle prime classiche trattazioni logiche di Aristotele, nella teoria cartesiana del cogito, fino a giungere alle problematiche contemporanee sull’identità personale; esso è fondamentale sia per la filosofia dell’essere, dell’ermeneutica, così come per la filosofia analitica anglosassone.
Il problema dell’identità personale è costituito dalla dualità mente-corpo, che fu, per la prima volta, analizzato da Renè Descartes. Egli cercò di risolverlo, elaborando una teoria basata sul dualismo tra “res cogitans” e “ res extensa”.
Per Descartes, la domanda “ Che cos’è l’Io” s’incrocia con la domanda “ “Che cos’è la mente”, quest’ultima è una sostanza ben definita, inestesa, immateriale, che costituisce l’insieme di tutti i pensieri, percezioni, rappresentazioni mentali, idee, che rappresentano la res cogitans. La prima cosa che potrebbe venire in mente riguardo a tale argomento è che esiste la possibilità che si venga a creare una discrepanza fra come io mi sento e mi definisco e come mi vedono gli altri. A tale proposito si dovrebbe innanzitutto dire che il mio modo di vedermi è in larga misura il riflesso della maniera in cui mi vedono gli altri e della maniera in cui io so che mi vedono gli altri: normalmente si "chiede" ad altre persone di dirci chi siamo. A questo punto, però, veniamo a trovarci in una situazione abbastanza spinosa, perché di norma non domandiamo a tutti gli altri di definirci e di illuminarci sul nostro carattere, ma operiamo una selezione tra le persone che reputiamo deputate a tal compito: esse sono essenzialmente i nostri familiari e i nostri amici. In questo modo accade che coloro che dovrebbe farci conoscere le nostre peculiarità caratteriali, sono proprio quelle persone che tendono a presentarci la versione più gradevole e più accettabile della nostra personalità. Di conseguenza, spesso si vengono a creare delle situazioni improntate sulla malafede, perché l'immagine di me stesso che mi sono creato risulta più favorevole dell'immagine che ho delle persone esterne alla cerchia più intima dei miei conoscenti.
 Imitazione
Con il termine imitazione si intende un’attività di produzione o un comportamento non originali,basati su un modello già esistente che si ritiene valido e che si cerca di riprodurre nello stesso modo intenzionalmente o casualmente.L’imitazione può avere sia valenza positiva che negativa. Ha valenza positiva se il modello è preso solo come punto di partenza o come stimolo,invece ha valenza negativa quando la riproduzione è solo una sterile copia dell’esempio esistente.Dell’imitazione si è occupata la pedagogia in quanto questo comportamento,prima istintivo poi riflesso, costituisce una modalità importante dell’apprendimento infantile e in genere di quello degli animali.L’analisi psicologica invece ha messo in evidenza il pericolo di usare il termine imitazione in senso generico riferendolo a ogni tipo di atteggiamenti che si riferiscono a funzioni e attività differenti:così se il bambino grazie all’imitazione acquista l’uso del linguaggio e entra nella cultura invece nell’adulto è la suggestione e l’identificazione che lo porta a imitare. Per la psicanalisi l’imitazione è un fenomeno di identificazione più che altro con i relativi genitori. Anche l’antropologia ha dato rilevanza all’imitazione definendola come istanza fondamentale dell’agire umano.
 Intelligenza artificiale
Con il termine intelligenza artificiale si intende generalmente l'abilità di un computer di svolgere funzioni e ragionamenti tipici della mente umana.
L'intelligenza artificiale è una disciplina dibattuta tra scienziati e filosofi, la quale manifesta aspetti sia teorici che pratici.
Uno dei problemi principali dell'intelligenza artificiale è quello di dare una definizione formale delle funzioni sintetiche/astratte di ragionamento, meta-ragionamento e apprendimento dell'uomo, per poter poi costruire dei modelli computazionali che li concretizzano e realizzano.
In tal senso la storia ha inizio nel XVII secolo quando Blaise Pascal (scienziato, scrittore e filosofo francese) inventa la cosiddetta "Pascalina" per aiutare il padre, incaricato dall'amministrazione fiscale della Normandia di eseguire un difficile lavoro di calcolo. La macchina era capace di eseguire automaticamente addizione e sottrazione; questa "macchina aritmetica" fu la capostipite dei calcolatori ad ingranaggi.
Linguaggio
Con il termine linguaggio si intende, nel suo senso più generale, un qualsiasi sistema di comunicazione codificato. Il linguaggio viene indicato come attributo essenzialmente umano poiché solo il linguaggio umano può riferirsi a eventi lontani nello spazio e nel tempo. Nel caso dell’ uomo la comunicazione linguistica è anzitutto verbale (il suono viene emesso e percepito: canale fonetico-acustico ) ma si utilizza anche il canale grafici-visivo. I non vedenti utilizzano il metodo braille (configurazione spaziale di punti letta col tatto) mentre i sordo-muti usano il linguaggio mimico-gestuale (canale motorio-visivo).
Memoria
 Il processo che sta alla base delle attività cognitive e quindi dell’apprendimento. S’intende la capacità di conservare (ricordare) le precedenti esperienze. È la memoria che permette la continuità della vita interiore, facendo sopravvivere il passato: senza memoria avremmo solo la percezione del presente.
Si può definire anche come, una registrazione dell’informazione e la capacità di avervi accesso in un secondo tempo.La memoria serve per acquisire informazioni utilizzabili ai fini di un adattamento sempre migliore all'ambiente. Memoria-Apprendimento. La memoria non è la stessa cosa dell'apprendimento, infatti quest’ ultimo presuppone la capacità di conservare una precedente esperienza e indica la capacità di modificare un comportamento in rapporto a quanto si è appreso. P.es., se un insegnante esige l'acquisizione corretta di 10 formule matematiche, impegna la memoria di uno studente; se poi propone la soluzione di un problema chiedendo di applicare quelle formule, esige l'intervento di un apprendimento. Quindi l'apprendimento serve per scoprire o applicare delle leggi generali di azione nei fatti particolari. Si potrebbe anche dire che la memoria rende testimonianza al passato, mentre l'apprendimento dà un valore al passato, per comprendere il presente e progettare il futuro. Il fatto di avere una grandissima memoria non sta di per sé ad indicare che si è capaci di apprendimento (in quanto anche i deficienti mentali possono avere una spiccata capacità mnemonica). In sostanza, l'apprendimento lo si verifica nel momento in cui il soggetto deve manifestare il proprio comportamento per adattarsi a un ambiente mutato.
Mobbing
Si tratta di una forma di terrore psicologico sul posto di lavoro.
Deriva dal termine inglese “to mob”, che vuol dire aggredire, accerchiare, assalire in massa. Si tratta di una forma di terrore psicologico sul posto di lavoro, esercitata attraverso comportamenti aggressivi e prepotenti, ripetuti da parte di colleghi o superiori.
La vittima di queste vere e proprie persecuzioni si vede emarginata, calunniata, criticata: gli vengono affidati compiti dequalificanti, viene spostata da un ufficio all’altro, o viene sistematicamente messa in ridicolo di fronte a clienti o superiori. Il responsabile di questi atti, utilizza, nei confronti della vittima, comportamenti che mirano al suo annientamento psicologico, sociale e professionale.
Diverse ricerche distinguono 6 fasi, queste sono precedute da una situazione di disagio in cui la persona rimane indietro con il lavoro, e nessuno lo aiuta.
  1. si individua una vittima e nei suoi confronti inizia una forte conflittualità.
  2. l’inizio del Mobbing. Gli attacchi suscitano nel mobbizzato un senso di disagio e fastidio.
  3. emergono i primi sintomi psicosomatici. La vittima comincia a manifestare dei problemi di salute e questa situazione può protrarsi anche per lungo tempo.
  4. l’Amministrazione del personale, nota il fenomeno ma lo interpreta male. Il caso di Mobbing diventa pubblico
  5. avviene un aggravamento della salute psico-fisica della vittima. Il mobbizzato comincia a sviluppare diversi sintomi : psicosomatico, emozionale, comportamentale.
  6. l’esclusione dal mondo del lavoro. Questo è l’esito ultimo del Mobbing, ossia l’uscita della vittima dal posto di lavoro, tramite dimissioni volontarie, licenziamento.
Motivazione
Dal punto di vista psicologico la motivazione è definita come è l’insieme dei fattori aventi una determinata origine che spingono il comportamento di un individuo verso una determinante meta. Essa svolge due funzioni: attivare e orientare comportamenti specifici . Esistono tre tipi di motivazione:
  • Estrinseca, avviene quando un alunno si impegna in una attività per scopi che sono estrinseci all’attività stessa , ad esempio ricevere lodi , buoni voti .
  • Intrinseca, avviene quando un alunno si impegna in una attività perché la trova stimolante e gratificante ed è basata sulla curiosità .
  • Orientamento motivazionale avviene grazie alla rappresentazione degli obiettivi che l’alunno stesso vuole raggiungere , egli percepisce i propri mezzi  e limiti attraverso la stima di sé .
Motricità
 Per motricità si intende  la capacità di compiere tutti i movimenti possibili con il proprio corpo.
Lo sviluppo della motricità nel bambino, permette  di conoscere ed esplorare la realtà circostante e attraverso quest’ultima, conoscere la conformazione del territorio che lo circonda.
La motricità è fondamentale, oltre che per questo, anche perché, ampliando i propri orizzonti, il bambino mutua la concezione che ha di sé, arrivando a smussare l’egocentrismo che caratterizza la fase di sviluppo precedente a questa.
Orientamento
Orientare significa mettere l’individuo nella condizione di prendere coscienza di sé e di far fronte, per l’adeguamento dei suoi studi e della sua professione, alle mutevoli esigenze della vita. La situazione di transizione rappresenta una situazione critica che comporta uno stato temporaneo di disorganizzazione, caratterizzato da una difficoltà dell’individuo nel fronteggiare l’evento utilizzando gli strumenti con cui abitualmente risolve i problemi che gli si presentano. L'orientamento: il processo continuo di ridefinizione del proprio progetto professionale. L'auto-orientamento: il processo finalizzato allo sviluppo della personalità dell’individuo. Progettare una professione significa fare dei confronti tra la rappresentazione di sé e la rappresentazione delle realtà professionali che si considerano possibili e desiderabili per un inserimento soddisfacente nel mondo del lavoro.
Pensiero convergente
E’
l’attività mentale che offre la risposta giusta, l’unica che può risolvere un problema, è una risposta logica e spesso, questa, non è originale e nemmeno creativa .
La maggior parte dei pensieri richiesti a scuola  sono convergenti, gli studenti, infatti, devono raccogliere le informazioni, prendere decisioni logiche e rispondere di conseguenza.
Un pensatore convergente è colui che cerca di accumulare conoscenze che possono essere applicate in situazioni future, apprendono anche strategie e tecniche. L e informazioni precedenti e l’acquisizione di nuove informazioni sono essenziali per i pensatori convergenti.
 Il pensiero divergente
 Guilford distingue due modelli di pensiero: il pensiero convergente e il pensiero divergente.
Il pensiero divergente è il pensiero creativo,alternativo e originale. È sollecitato da situazioni aperte, come quelle sociali, che ammettono più soluzioni alternative.

È misurato da tre indici:
Fluidità: basata sulla quantità di idee prodotte
Flessibilità: capacità di passare da un compito ad un altro con un diverso approccio
Originalità : :capacità di formulare soluzioni uniche e personali.
Percezione
  • è un’elaborazione cognitiva dell’informazione  sensoriale che perviene ai nostri organi di senso
  • è il risultato di un lavoro mentale complesso di selezione degli stimoli e attribuzione di significati
  • è la “strada “maestra della memoria e dell’apprendimento

CON QUALI MECCANISMI SI PRESTA ATTENZIONE AD UNA SITUAZIONE NUOVA?
Immaginiamo di vedere entrare una persona sconosciuta nella stanza :iniziamo subito ad osservarla ,e il NOSTRO OCCHIO inizierà a scorrerla attentamente fissandosi sui punti ed elementi interessanti. Stessa cosa per il bambino interessato da nuovi stimoli. Quindi la pupilla in questi tende a dilatarsi: più una figura ha un significato emotivo più essa si allarga.  Un altro meccanismo è la tensione muscolare ossia , tendiamo ad essere in uno stato di eccezione maggiore del solito. Ad esempio quando siamo in attesa di una telefonata importante .
La teoria della GESTALT differenzia tre tipi di percezione:
  • percezioni della forma
  • percezioni della profondità
  • percezioni della costanza
Le percezioni della forma si distingue in diversi caratteri. Ad esempio ,gli elementi del campo percettivo vengono uniti in forme con maggiore coesione quanto più è grande la loro vicinanza; se si assomigliano vengono raggruppate in unico sistema percettivo.
Nella percezione della profondità la nostra capacità percettiva è TRIDIMENSIONALE, ciò si basa sulla distanza, e questa capacità è innata.
Nelle percezione della costanza gli oggetti sono percepiti stabili e si tende  a conservare caratteristiche costanti nel tempo e nello spazio. Le costanze percettive possono essere di grandezza, forma,luminosità, colore e dimensioni.
 Presenti anche dei disturbi della percezioni quali le ILLUSIONI OTTICHE, deformazioni sensoriali, sono sbagliate interpretazioni di un oggetto reale. Si verificano, in soggetti normali, quando si è nel panico, in ansia.
 Personalità
 Con il termine personalità si intende l’insieme delle caratteristiche  psichiche e delle modalità di comportamento che caratterizzano l’individuo nei vari contesti sociali.
 Problem solving
 Il problem solving (locuzione inglese che può essere tradotta in italiano come risoluzione di un problema) è un'attività del pensiero che un organismo o un dispositivo di intelligenza artificiale mettono in atto per raggiungere una condizione desiderata a partire da una condizione data. Il problem solving indica più propriamente l'insieme dei processi atti ad analizzare, affrontare e risolvere positivamente situazioni problematiche.
Va precisato che il problem solving è solo una parte di quello che è l'intero processo di risoluzione di un problema vero e proprio: quest'ultimo comprende anche i processi cosiddetti di problem finding e problem shaping. Varie sono le tecniche e le modalità di problem solving che possono essere impiegate, ad esempio:
FARE:
Focalizzare:
  • Creare un elenco di problemi
Selezionare il problema
Verificare e definire il problema
  • Descrizione scritta del problema
Analizzare:
  • Decidere cosa è necessario sapere
Raccogliere i dati di riferimento
Determinare i fattori rilevanti
Valori di riferimento
  • Elenco dei fattori critici
Risolvere:
  • Generare soluzioni alternative
Selezionare una soluzione
Sviluppare un piano di attuazione
Scelta della soluzione del problema
  • Piano di attuazione
Eseguire:
  • Impegnarsi al risultato aspettato
Eseguire il piano
Monitorare l'impatto durante l'implementazione
Impegno organizzativo
Completare il Piano.
  • Valutazione finale
 Questa metodologia viene utilizzata in ambito informatico per circoscrivere i problemi e costruire delle metodologie specifiche per gli utenti che si basano sull'esperienza comune e sulla condivisione delle conoscenze.
Psicologia clinica
 La psicologia clinica si occupa della comprensione e del miglioramento del funzionamento umano. Insieme ad altre branche della psicologia e delle scienze del comportamento essa condivide il compito di accrescere dei principi del funzionamento psichico della gente in generale, ma la sua competenza specifica riguarda i problemi umani delle persone in particolare. L’oggetto di analisi della psicologia clinica è il comportamento umano, sia individuale, di gruppo che delle organizzazioni sociali. La psicologia clinica ha apportato contributi fondamentali alla ricerca sperimentale essa non può tralasciare lo studio delle peculiarità anatomico-fisiologiche dell’individuo o dei gruppi di individui né può sottovalutare lo studio dei fattori ambientali ovvero sociali.
 Ritardo mentale
Si definisce ritardo mentale un funzionamento intellettuale sotto la media. Per essere definito ‘’ritardo mentale’’ il quoziente intellettivo deve essere pari o inferiore a 70.
Solitamente viene riscontrato nel periodo dell’infanzia poiché il bambino presenta una bassa capacità di adattamento e di autonomia personale (rispetto alla capacità di autonomia che di solito è prevista per la fascia di età) infine non sa far fronte alle difficoltà che si presentano.
Nel 50% dei casi non è possibile individuare una causa precisa.
Il ritardo mentale può essere:
  1. lieve (QI compreso tra 50 e 70) rappresenta l’85% dei ritardi mentali e dal punto di vista educativo è definito ‘recuperabile’
  2. moderato (QI compreso tra 35/40 e 50/55) Rappresenta il 10% circa dei ritardi mentali e difficilmente arriva ad un apprendimento superiore alle prime classi elementari
  3. grave (QI compreso tra 20/25 e 35/40) Rappresenta il 3-4 % dei ritardi mentali.  I soggetti con ritardo mentale grave raggiungono un linguaggio molto approssimato o non lo raggiungono affatto.
  4. profondo (QI uguale a 20/25)
Rappresenta circa l'1-2% dei ritardi mentali. La maggior parte dei soggetti con questo tipo di ritardo mentale presenta malattie neurologiche non identificate.
 Steriotipi
Gli stereotipi costituiscono la componente cognitiva del pregiudizio e sono neutrali, cioè liberi dal giudizio di valore.
Gli stereotipi sono raffigurazioni create per inquadrare un determinato bersaglio, accomunato da certe caratteristiche o qualità. Tali raffigurazione sono largamente condivise e nascono solitamente nella relazioni intergruppo guidando i comportamenti sociali delle persone.
In una relazione intergruppo gli stereotipi fungono da schemi interpretativi della realtà per orientarsi, capire persone o fatti e fare previsioni. Tra intergruppi si formano :
  1. eterostereotipi (raffigurazioni sul gruppo opposto)
  2. autostereotipi (raffigurazioni sul proprio gruppo)
  3. stereotipi attribuiti, raffigurazioni che si pensa l’altro gruppo abbia. Essi sono eterostereotipi attribuiti (come uno pensa di essere raffigurato) o autostereotipi attribuiti (come l’altro gruppo si pensi raffiguri il proprio)
Lo stereotipo costituisce un pensiero organizzato orientato a comprendere un oggetto e ciò che è ad esso connesso.
Quando si crea uno stereotipo si attribuiscono al bersaglio una serie di caratteristiche di vario genere ( aspetto, comportamento, carattere, etc…) che vengono collegate secondo alcuni parametri :
  • ragionamenti statistici
  • confronti con altri gruppi
  • valutazioni di carattere generale
Tutto ciò ha nella nostra mente un ordine gerarchico preciso e soggettivo poiché ognuno di noi giudica più importante una caratteristica per descrivere l’oggetto rispetto ad un altro. Tale gerarchia è stabilità da dei prototipi-modelli: uno centrale, che riunisce i tratti più tipici, e vari prototipi periferici.


                                                       STIMOLO ESTERNO:
Il nostro cervello è evoluto in maniera tale per cui gli stimoli esterni,prima di arrivare alla corteccia dove vengono elaborati cognitivamente,in modo consapevole, passano per il sistema limbico(area del cervello responsabile dell’origine e della gestione delle emozioni) e il talamo o cervello emozionale(che raccoglie gli stimoli sensoriali provenienti dai recettori esterni come occhi,orecchie,pelle). Si può perciò affermare che prima di qualunque idea o pensiero, noi riceviamo un’emozione da tutto quello che viviamo o percepiamo.
Le emozioni sono state definite come delle reazione affettive che insorgono all’improvviso,in risposta a degli stimoli ambientali che per un qualunque motivo ci colpiscono.
La differenza che contraddistingue le emozioni dai sentimenti è che questi ultimi non dipendono da uno stimolo esterno,ma dai nostri interessi o dalle influenze del nostro contesto culturale ecc
Stress
Nel linguaggio comune assume il senso di tensione, ansia, preoccupazione, senso di malessere diffuso associato a conseguenze negative per l'organismo e per lo stato emotivo e mentale dell'individuo.                      In generale, lo stress viene definito come:
  • stimolo nocivo, fastidioso, comunque negativo per il soggetto che lo avverte;
  • risposta fisiologica e/o psicologica specifica;
  •  specifico e particolare tipo di rapporto tra il soggetto e l'ambiente.
In effetti lo stress è considerato la risposta biologica aspecifica del corpo a qualsiasi richiesta ambientale. La risposta biologica aspecifica, detta anche sindrome generale di adattamento, si compone di tre distinte fasi:
1) FASE DI ALLARME: Durante la fase di allarme si mobilitano le energie difensive (innalzamento della frequenza, della pressione cardiaca, della tensione muscolare, diminuzione delle secrezione salivare, aumentata liberazione di cortisolo, ecc.).
2)FASE DI RESISTENZA: Nella fase di resistenza invece, l'organismo tenta di adattarsi alla situazione e gli indici fisiologici tendono a normalizzarsi anche se lo sforzo per raggiungere l'equilibrio è intenso.
3)FASE DI ESAURIMENTO: Se la condizione stressante continua, oppure risulta troppo intensa, si entra in una fase di esaurimento in cui l'organismo non riesce più a difendersi e la naturale capacità di adattarsi viene a mancare . Si assisterà in questa fase alla comparsa di malattie(psicosomatiche).
 Tra le variabili psicologiche che maggiormente sembrano mediare e modulare questa relazione tra stress e salute spiccano i processi cognitivi. Da questo punto di vista, lo stress è un complesso processo in cui interagiscono sia l’ambiente, con gli stimoli fisici ed gli eventi psicosociali, che l’uomo . Lo stress non è solo qualcosa che sta là fuori, nell’ambiente, ma è il risultato di un processo di valutazione dell’individuo. Lo stress viene sperimentato quando vi sono delle richieste esterne o interne al soggetto che eccedono alle risorse di adattamento dell’individuo.
Sviluppo cognitivo
Per sviluppo cognitivo si intende lo sviluppo delle attività intellettive. Lo sviluppo cognitivo è stato studiato da J. Piaget con la divisione in 4 stadi:
1) STADIO SENSO-MOTORIO (0 ai 2 anni): il bambino utilizza i sensi e le abilità motorie per esplorare e per relazionarsi con tutto ciò che si trova vicino a lui;
2) STADIO PRE-OPERATORIO (2 ai 6/7 anni): i bambini iniziano ad usare i simboli, ad esempio: prendono una scatola e immaginano che sia un tavolo, quindi l’uso di un oggetto per rappresentarne un altro;
3) STADIO DELLE OPERAZIONI CONCRETE (6/7 agli 11 anni): il bambino usa i simboli e riesce a manipolarli in senso logico. Riesce a capire il concetto di reversibilità cioè gli effetti che ha ottenuto con una operazione si possono annullare facendo l’operazione opposta;
4) STADIO DELLE OPERAZIONI FORMALI ( 12 anni in poi): il bambino riesce a formulare pensieri astratti, ovvero formula un pensiero ipotetico e riesce a ragionare in modo ipotetico.
Sviluppo emotivo 
Lo sviluppo emotivo del bambino si concretizza e si svolge all’interno di una relazione. Inizialmente il bambino si incontra con il mondo attraverso la figura della mamma e pian piano il mondo esterno si arricchisce fino a comprendere il padre, fratelli,nonni. Nell’interazione con l’ambiente il bambino costruisce gli schemi di comportamento che tenderà a riprodurre per tutta la vita.
 Tipi di test
Si possono classificare i test per 5diverse tipologie:
·      Test individuale e test collettivi;
·      Test di rendimento e test carta e matita;
·      Test di velocità di risposta e test di potenza in base alla difficoltà delle domande;
·      Per le diverse finalità per la quale è costruito il test.
In base al fine per la quale i test son stati creati si possono dividere in 3 gruppi:
1.      TEST ATTITUDINALI, permettono di valutare la massima capacità del soggetto in una precisa area; solitamente son usati per valutare il profitto degli studenti;
2.      TEST DELLA PERSONALITÁ, che valutano gli aspetti o i tratti della personalità del soggetto;
3.      TEST DI INTELLIGENZA, si svolge la misurazione del livello intellettivo in modo generale del soggetto e come risultato danno il quoziente intellettivo




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